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L’esercito USA falcidiato dai suicidi: uno al giorno nel 2012

Fanno riflettere i (drammatici) numeri diffusi dal Pentagono. Nei primi 155 giorni dell’anno si sono tolti la vita 154 soldati americani impegnati in missione all’estero. E in aumento è anche l’uso di farmaci ed alcol da parte delle truppe a stelle e strisce.
A cura di Biagio Chiariello
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I suicidi stanno mettendo in ginocchio l'esercito americano. A rivelarlo sono le stime del Pentagono diffuse dall’Associated Press, secondo cui nei primi 155 giorni del 2012, 154 soldati statunitensi in servizio all'estero si sono tolti la vita, il 18% in più se si guarda al 2011 e il 25% rispetto a due anni fa. E far riflettere non sono solo le drammatiche cifre legati agli insani gesti delle forze militari a stelle e strisce. L'esercito deve far fronte anche  all'aumento di aggressioni sessuali, abuso di alcool, violenze domestiche ed episodi "anomali" come il raptus di follia che lo scorso marzo ha portato un soldato americano ad ammazzare brutalmente 16 civili afgani. Le ragioni del "boom" di suicidi di soldati USA non sono semplici da spiegare. Tra i possibili fattori vengono elencati, la tensione derivante dalla continua esposizione ai combattimenti, il disturbo post-traumatico da stress, l'abuso di farmaci, i problemi economici personali. Dai dati del Pentagono risulta, inoltre, che i militari partiti più volte in missione all'estero sarebbero più "a rischio", anche se molti di quelli che si sono suicidati non avevano mai lasciato gli Stati Uniti.

I suicidi riflettono il livello di tensione delle truppe degli Stati Uniti in una missione sempre più impopolare come quella in Afghanistan. Ne è convinto il dottor Stephen N. Xenakis, psichiatra e generale in pensione. Iniziata nel 2001, dopo l'11 Settembre, la guerra in Afghanistan è ormai agli sgoccioli con le ultime truppe da combattimento che dovrebbero lasciare il paese alla fine del 2014. Ma quest'anno ha visto aumentare a livelli record il numero di soldati uccisi dalle truppe afgane. Senza dimenticare i vari episodi legati al comportamento tutt'altro che esemplare delle truppe Usa (l'ultimo in ordine di tempo (il bombardamento sui civili a Logar da parte dell'Isaf, causato da "un errore di valutazione"). Xenakis ha cercato in qualche modo di dare una spiegazione ai suicidi, spiegano che «i segnali più drammatici nel corso di una guerra, avvengono quando la battaglia sta per terminare». Il problema, afferma lo psichiatra, è quando i vertici militari non colgono la natura del problema suicidio. L'esempio più lampante è quello delle dichiarazioni rilasciate Dana Pittard, comandante della 1ª divisione corazzata, che il mese scorso ha accusato i soldati che si tolgono la vita di essere «assolutamente egoisti e di non agire da adulti». Pittard è stato prontamente bacchettato dal generale dell'esercito Martin Dempsey, che ha detto di essere in disaccordo con lui «nei termini più forti possibili».

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