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Guerra in Ucraina

“Kyiv pensa alla controffensiva”, dice l’analista militare Fyodorov

“La sempre maggior autostima degli ucraini renderà più difficile ogni eventuale trattativa”. “Decisive le prossime tre settimane”. Poi, una lunga fase di guerra “a bassa intensità”.
Intervista a Yury Fyodorov
Analista militare russo
A cura di Redazione
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Questo articolo non è firmato a tutela del nostro inviato a Mosca, dopo l'approvazione di leggi contro la libertà di stampa in Russia

Allargando le sue ambizioni al sud dell’Ucraina, Mosca disperde le forze e rallenta l’avanzata, mentre a Kyiv sale l’autostima e ormai “si crede nella possibilità di lanciare una controffensiva”. Una situazione in cui ogni trattativa diventa oltremodo difficile, secondo l’analista militare russo Yury Fyodorov. Dall’inizio dell’estate il conflitto “potrebbe cambiar faccia, riducendosi d’intensità”. E diventare sempre più una guerra d’attrito. Per eventuali negoziati, “dipenderà tutto dalle prossime settimane”, dice Fyodorov a Fanpage.it.

Come procede l’offensiva russa nel Donbass? 

L’avanzata è lenta: tra uno e cinque chilometri al giorno. Colpa della natura del terreno, coperto di foreste che non consentono movimenti efficaci da parte di mezzi e truppe. E anche della forte urbanizzazione del territorio, pieno di centri abitati ideali per allestire le difese e quindi difficili da assaltare.

Incide il fatto che gli obbiettivi di Mosca si siano allargati al sud dell’Ucraina? 

C’è indubbiamente una dispersione delle forze e quindi una minore efficacia dell’offensiva. Che ormai è su quattro assi: Kharkiv, il Donbass e il sud con la città costiera di Mykolaiv e, a giudicare dal concentramento di truppe, quella di Kryvyi Rih, nell’interno. È uno dei motivi per cui i progressi nel Donbass sono poco visibili. Anche i più elementari dei manuali militari insegnano che in un attacco si devono concentrare mezzi e truppe sull’asse principale della manovra. Il fatto che stiano muovendosi in quattro diverse direzioni riduce lo slancio.

Non è il momento giusto per una trattativa, dicono le diplomazie di Mosca e di Kyiv. Ma la possibilità di un cessate il fuoco è proprio da escludere? 

Saranno cruciali le prossime due o tre settimane. Si dovrà capire quale potenziale abbiano le due parti: se Mosca non otterrà vittorie evidenti, potrebbe avere interesse a intraprendere negoziati. Ma si troverebbe a masticare un osso più duro di quanto lo fosse un mese e mezzo fa. Mentre l’Ucraina riceve sempre più armi sofisticate dall’Occidente, in particolare da Stati Uniti e Gran Bretagna, le forze armate russe hanno già utilizzato buona parte dei missili a lungo raggio quali gli Iskander, sia cruise che balistici. E soprattutto soffrono di un deficit di personale militare qualificato: mancano comandanti di plotone e di compagnia. Tutto questo fa sì che tra un mese o un mese e mezzo le forze ucraine potrebbero essere addirittura in grado di lanciare una controffensiva. A Kyiv hanno questa consapevolezza.

Una controffensiva ucraina? Ma è davvero possibile? E che significherebbe per le speranze di pace?

L’eventuale lancio di una controffensiva dipenderà dall’andamento del conflitto da qui alla fine di maggio. Di certo, controffensiva o meno, la crescente fiducia nelle proprie potenzialità da parte di Kyiv influenzerà ogni eventuale trattativa. Inducendo l’Ucraina a essere poco flessibile sui propri obbiettivi. Che prevedono il ritiro dei russi dietro le linee del 23 febbraio, ovvero fuori dal suo territorio nazionale. Cosa del tutto inaccettabile, per Mosca. In sostanza, la possibilità di stabilire un cessate il fuoco dipende dall’identificare linee di demarcazione su cui nessuno al momento vuol cedere di un millimetro. La Russia sta anzi puntando ad allargare il controllo su nuove aree.

E allora non c’è via d’uscita? 

Ci sarà una trasformazione della guerra. La sua fase “attiva” potrebbe continuare per due mesi al massimo. Poi sarà inevitabile una riduzione dell’intensità, per entrambe le parti. Che hanno necessità di riprender fiato e di riorganizzarsi. Le forze armate russe, in particolare, hanno subìto perdite impreviste. Hanno ancora moltissimi mezzi: carri armati e artiglieria soprattutto. Ma hanno esaurito il 70% del loro arsenale di missili a lungo raggio. Anche se abbiamo visto in questi giorni lanci di Iskander sull’Ucraina occidentale, non ne sono rimasti molti dei circa 700 che – secondo i miei calcoli – erano in dotazione all’inizio dell’’’operazione militare”.

Quindi ci sarà una pausa?

Non esattamente una pausa. Prevedo che all’inizio dell’estate la fase “attiva” della guerra si trasformerà in fase “passiva”: un conflitto a bassa intensità nel quale ostilità limitate saranno accompagnate da trattative sul cessate il fuoco. Trattative che, per i motivi che dicevo, non avranno molte probabilità di essere risolutive. Ma, di nuovo, tutto dipenderà da cosa succede nelle prossime settimane.

Se i russi conquistassero tutto il Donbass e i territori del sud, compreso un corridoio per la  Transnistria, avrebbero vinto?

Diciamo che se l’Ucraina perde la battaglia del Donbass, ha perso una battaglia. Mentre se la Russia non ottiene i suoi obiettivi nel Donbass, significa che sta perdendo l’intera campagna.

In che senso? Può spiegarsi meglio?

Voglio dire che anche se i russi avessero tutto il Donbass, e conquistassero le regioni meridionali attualmente sotto attacco, per l’Ucraina la guerra non sarebbe persa. Manterrebbe infatti il controllo su tutto il suo restante territorio. Potrebbe ancora mobilitare almeno altri 100.000 uomini.  E, contando sull’arrivo di materiale bellico da ovest, puntare a riprendersi almeno parte dei territori in mano russa.

Mosca accusa l’Ucraina di colpire obiettivi sul territorio russo nelle regioni di Belgorod e Bryansk. I russi hanno anche abbattuto due droni ucraini sopra la regione di Kursk. Sono episodi che vanno in direzione della ipotetica “controffensiva ucraina” di cui ci parlava?

Forse, ma potrebbero essere anche provocazioni russe. Mosca ha bisogno di propaganda a supporto di un’eventuale mobilitazione. Che, viste le perdite subite in battaglia, potrebbe anche decidere di fare. Magari in modo parziale. Ha bisogno di nuovi soldati. Ma al momento giuridicamente non è in stato di guerra.

Comunque, la Russia mantiene capacità militari superiori. Se si sentisse messa all’angolo in Ucraina, non potrebbe utilizzarle per un’escalation? Colpendo Paesi che stanno aiutando militarmente Kyiv?

Era una possibilità realistica nelle prime settimane di guerra, quando la Russia sembrava in grado di conquistare tutta l’Ucraina e continuare poi la sua offensiva contro altri Paesi. Oggi l’unica escalation possibile mi sembra legata all’eventualità che Mosca colpisca un convoglio di approvvigionamento di armi. In Polonia, per esempio. Teoricamente e tecnicamente è in grado di farlo. Naturalmente, ciò potrebbe far scattare l’articolo 5 del trattato Nato e provocare una guerra mondiale. Al Cremlino lo sanno bene.

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