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Kim Davis ci ricasca: malgrado il carcere continua a non celebrare nozze gay

Nonostante il carcere la donna continua a non celebrare nozze gay negli Stati Uniti.
A cura di D. F.
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L'incredibile saga di Kim Davis continua. La donna, arrestata le scorse settimane per essersi a lungo rifiutata di sposare cittadini statunitensi gay per le sue convinzioni religiose, è tornata a piede libero dopo qualche giorno in carcere. A quanto pare è tornata a lavoro e, malgrado il suo caso avesse indignato milioni di cittadini, la pena scontata non le è stata da lezione. La American Civil Liberties Union (ACLU) ha infatti sporto nuovamente una denuncia in tribunale sostenendo che la Davis avrebbe contraffatto innumerevoli documenti matrimoniali. Le persone che si sono presentate nel suo ufficio per sposarsi sono state solo apparentemente accontentate: in realtà al momento di espletare le formalità dovute la donna avrebbe modificato i documenti rendendoli di fatto nulli e quindi invalidando, ancora una volta, le nozze.

Scarcerata l'8 settembre la statunitense non ha evidentemente capito che il rispetto della legge non è nelle sue disponibilità: era stata arrestata per essersi ripetutamente rifiutata di celebrare nozze omosessuali, sostenendo che le sue convinzioni religiose glielo impedivano tassativamente. Come è noto la Corte Suprema americana due mesi fa ha sancito il diritto costituzionale di sposarsi per le coppie gay; da quel momento, l'impiegata non ha più rilasciato licenze matrimoniali, appellandosi al suo diritto di non applicare la decisione dei giudici in nome della libertà religiosa: per la donna, di fede cristiana apostolica, celebrare e legalizzare i matrimoni tra persone dello stesso sesso sarebbe un gesto che "echeggerebbe per sempre – ha detto il suo avvocato – nella sua coscienza".

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