Kiev, code per le scorte e per la fuga : “Con gli altri genitori ci siamo augurati buona fortuna”
Alle prime ore dell'alba, le esplosioni hanno svegliato violentemente il sonno di Kiev, in Ucraina. La guerra con la Russia è entrata nel vivo nella notte tra il 23 e il 24 febbraio, quando il presidente russo Vladimir Putin ha ordinato l'attacco. Una "operazione militare speciale", come l'ha definita, che la Russia ha intenzione di portare a termine per "demilitarizzare l'Ucraina". Una volta sorto il sole, però, Kiev è stata avvolta da un silenzio innaturale.
"Qui c'è la legge marziale – racconta a Fanpage.it Eduard, un cittadino ucraino residente a Kiev -. Dopo le esplosioni, la città è sprofondata nel silenzio. Nessuno può lasciare Kiev e non è possibile neppure la libera circolazione. Questa mattina tanti di noi hanno fatto l'unica cosa che era in loro potere, ossia mettersi in fila davanti ai negozi per fare scorta. In particolare ci sono lunghe code per procurarsi l'acqua potabile. Per il momento l'unica opzione è quella di procurarsi quello che serve e aspettare eventuali evoluzioni. La dogana e l'aeroporto sono bloccati e nonostante questo la benzina inizia a scarseggiare".
"Cosa faremo adesso? Aspettiamo. Siamo tutti molto spaventati. Chi di noi era in strada durante la notte ha dovuto rifugiarsi in prossimità dei sottopassaggi stradali. Il governo ci ha invitato a non cadere nel panico, ma è difficile. Ho sentito distintamente le esplosioni questa notte e nessuno di noi è più riuscito a dormire. Le scuole e gli uffici sono chiusi. C'è chi cerca di fuggire con autobus o in macchina passando per la Polonia. Per il momento resterò qui e difenderò la mia casa e la mia famiglia". Eduard ha raccontato le brevi telefonate con amici, conoscenti e genitori dei compagni di scuola dei figli. "Ci siamo detti una sola cosa: buona fortuna. E speriamo che sia davvero così".
Sono tanti ancora gli italiani rimasti in Ucraina. Nonostante l'invito della Farnesina a lasciare il Paese, molti non hanno abbandonato Kiev perché non sapevano dove andare. Dopo l'attacco, in tanti hanno espresso il desiderio di allontanarsi pur non sapendo cosa fare. "Alle 4 del mattino ho sentito un aereo sorvolare Nicolaiv. Quando ho sentito le prime esplosioni ho avuto la certezza che la guerra era iniziata" spiega Roberto, padre di famiglia ancora a Kiev. "Abbiamo iniziato le code per le scorte. Le persone sono ammassate nei pressi dei negozi che forniscono beni di prima necessità"
Altre lunghe code nei pressi dei benzinai: almeno 2 o 3 ore di attesa nella speranza di fare rifornimento di carburante e lasciare il Paese. Tanti tentano la strada sulla frontiera tra Ucraina e Ungheria. Molti stanno cercando di procurarsi un'auto per fuggire dall'Ucraina via terra e il punto di incontro principale è negli alberghi. Qui chi può cerca di procurarsi taniche da riempire di gasolio.