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Kenya, Corte suprema annulla le elezioni: si tornerà ai seggi

Gli Stati Uniti avevano assicurato sulla regolarità del voto, ma il massimo organismo giuridico del paese è di parere opposto. Dubbi, del resto, erano già sorti prima della sentenza: dalla morte del capo del sistema informatico elettorale al milione di defunti iscritti alle liste elettorali.
A cura di Danilo Massa
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Tutto da rifare in Kenya, dove le elezioni dell'8 agosto, vinte dal presidente uscente Uhuru Kenyatta contro lo sfidante Raila Odinga, sono state annullate dalla Corte suprema del paese. Una sentenza definita da molti osservatori "storica", poiché nel turbolento stato africano il passaggio dalla dittatura alla democrazia è presentato spesso come un passaggio compiuto, benché non ancora radicato nella popolazione. Va detto che la stessa decisione del massimo organismo giudiziario del paese potrebbe essere presentata come conferma di un sistema democratico funzionante, ma a rendere ancora più complessa la situazione è stata la corsa degli stati occidentali, tra cui Usa e gli osservatori dell'Ue, a dichiarare valide le presidenziali dello scorso mese. Una fretta dettata probabilmente anche dalla fragilità democratica del paese e dalla sua importanza nella lotta al terrorismo dei jhadisti di Al-Shabaab.

Kenyatta: "Truffatori"‘

Da Nairobi il presidente uscente Kenyatta ha commentato la decisione della Corte, parlando di "truffatori" che gli hanno voluto sottrarre la vittoria. Una reazione forte, stemperata tuttavia dall'impressione che sia cominciata già una nuova campagna elettorale. Kenyatta ha infatti promesso che con lui Nairobi sarà trasformata nella Londra dell'Africa.

I dubbi (ignorati) prima del voto

elezioni kenya: manifestazione pro Odinga
Manifestazione pro-Odinga fuori alla Corte suprema. Sui cartelli gli slogan "Vogliamo la verità" e "Non potete ucciderci tutti" (@Getty Images).

Come osservato da Alberto Negri sul Sole 24 Ore, accadimenti strani, talora inquietanti, si erano verificati prima delle elezioni. Pochi giorni prima delle presidenziali Chris Msando, capo del sistema informatico elettorale, era stato trovato assassinato. L'uomo godeva della fiducia anche di Odinga ed occupava un ruolo chiave nella vigilanza di regolarità del voto. Anche in questa tornata elettorale, inoltre, si sono continuati a registrare morti, precisamente un milione, iscritti alle liste; un dato che l'ex Segretario di stato Kerry aveva minimizzato con una battuta: "Non ho visto nessun morto andare a votare". Altro dato che avrebbe dovuto lasciar pensare era l'analisi di Kpmg, società che doveva vagliare le liste dei votanti e che aveva evidenziato un aumento del 36% di nuovi elettori rispetto alle precedenti elezioni del 2013. Vale a dire una crescita della popolazione con diritto di voto pari a 5 milioni di nuovi elettori.

Gli scontri dopo le elezioni

Dopo la conferma della Commissione elettorale sulla validità del voto, risalente allo scorso 11 agosto, sono seguiti scontri molto violenti tra i sostenitori di Odinga e le Forze dell'ordine. Poche ore dopo l'inizio delle proteste i morti erano già tre, compresa una bambina di nove anni. Il timore era la degenerazione delle manifestazioni, poiché tra il 2007 e il 2008 si registrarono giornate di scontri, al termine delle quali i morti furono centinaia. La sfida elettorale tra Kenyatta e Odinga è una costante nella storia più recente di un paese in cui il confronto violento assume anche il carattere di scontro etnico.

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