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Katrina Dawson e Tori Johnson, la mamma e il manager morti a Sydney

Lui era un manager del locale e lei una cliente mamma di tre figli che ha tentato di salvare un’amica incinta: sono i due ostaggi morti nel blitz delle forze speciali che ha posto fine al sequestro nella caffetteria Lindt di Sydney.
A cura di Susanna Picone
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Si chiamano Tori Johnson e Katrina Dawson i due ostaggi che ieri sono rimasti uccisi nel blitz delle forze speciali australiane che, dopo 16 lunghe ore di terrore, ha posto fine al sequestro nella caffetteria Lindt di Sydney. Nel giorno del dolore a Sydney, dopo che le autorità hanno reso noto le identità delle due vittime, sono i media australiani a delineare il profilo dell’uomo e della donna rimasti uccisi insieme al loro sequestratore, il 50enne iraniano Man Haron Monis. Lui, Tori Johnson, era il manager del locale teatro del dramma e aveva 34 anni. Secondo le ricostruzioni dei media australiani, l’uomo – che lavorava lì da due anni dopo varie esperienze lontane dall’Australia – è morto nel tentativo di disarmare il sequestratore. Lei, Katrina Dawson, ne aveva 38 di anni e faceva l'avvocato. Il suo studio si trovava proprio di fronte alla caffetteria. Quando il sequestratore è entrato nel bar di Sydney era una delle varie clienti che stava prendendo un caffè. La donna sarebbe rimasta uccisa facendo scudo con il proprio corpo a un’amica incinta che come lei era tenuta in ostaggio nel locale. Katrina Dawson era madre di tre figli di 8, 5 e 3 anni. Entrambi gli ostaggi uccisi vengono salutati oggi come eroi dalla stampa australiana. In tantissimi hanno deposto dei fiori accanto al bar dove è avvenuta la tragedia.

Le parole del premier Abbott sul sequestratore di Sydney

Intanto in Australia, mentre arrivano nuove minacce dall'Isis, è polemica sulla libertà su cauzione ottenuta da Monis che doveva rispondere di 40 capi di imputazione per aggressione sessuale e coinvolgimento nell’assassinio della ex moglie. Il premier australiano Tony Abbott ha definito Monis un “individuo malato e disturbato” e si è chiesto come sia stato possibile che “qualcuno con una storia così lunga e segnata non si trovasse su una lista di sospetti da tenere sotto controllo”, come “qualcuno come lui potesse trovarsi completamente a piede libero all'interno di una comunità”.

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