Kamikaze a 9 anni: la storia di Sohana, bambina pakistana costretta a farsi esplodere

Lei è una bambina di nove anni. E' in preda al panico quando passa davanti a un checkpoint a Lower Dir, nel nord ovest del Pakistan. I militari notano subito qualcosa di strano nelle vesti indossate da Sohana Javaid (così dice di chiamarsi). Viene fermata. La scoperta non può che lasciare basiti: sotto la tunica la ragazzina indossa una cintura esplosiva. Un kamikaze dunque, forse il più piccolo kamikaze che si ricordi, e per di più una bambina. Gli agenti l’hanno bloccata a soli 50 metri da quello che sarebbe stato il suo obiettivo, nella periferia di Taimargara, la principale città del distretto di Lower Dir. "Indossava otto chilogrammi di esplosivo. Una quantità abbastanza pesante per una bambina della sua età. Le sue movenze ci hanno insospettiti", ha dichiarato Qazi Jamil-ur-Rehman, capo della polizia regionale, ad Afp. La bambina, secondo i poliziotti, sarebbe stata rapita alcuni giorni fa dalla sua casa di Peshawar e portata in una zona vicino al confine afghano, sempre più avvelenato dagli scontri tra forze governative pakistane e le numerose formazioni integraliste (l'ultimo attentato nel Waziristan del nord ha fatto 21 morti). Nello stesso Lower Dir nel 2009 il Pakistan ha combattuto per sedare l'ennesima rivolta dei talebani.
Sohana ha raccontato la sua incredibile quanto inquietante storia nel corso di una conferenza stampa organizzata ieri dalla polizia di Lower Dir. Ma le autorità di Peshawar riferiscono che non hanno ricevuto alcuna denuncia di ragazze scomparse e non hanno identificato nessun residente col suo nome, come riporta l'agenzia di stampa Associated Press.
Ad ogni modo la bambina ha detto che è stata rapita da due donne mentre si stava recando a scuola e costretta ad entrare in una macchina con due uomini. Uno dei rapitori le ha messo un fazzoletto sulla bocca, che le ha fatto perdere i sensi. Quando si è svegliata e ha iniziato a piangere, una delle donne per farla calmare le ha dato dei biscotti, probabilmente drogati dal momento che si è subito riaddormentata. Al risveglio era in una casa. "Quando sono arrivata là era mattina, e hanno messo questa cosa su di me", ha detto Sohana facendo riferimento all'esplosivo. "Mi hanno detto di premere il bottone [per far esplodere il giubbotto] quando ero vicina ai poliziotti."
La salvezza della ragazza sarebbe stato un giubbotto difettoso, o meglio non idoneo alla sua piccola taglia. Mentre i rapitori cercavano di adattarlo il più possibile ai suoi vestiti, Sohana è infatti riuscita a sgusciare fuori dall'auto. "Ho avuto la possibilità di

liberare la mia mano dalla donna e correre", ha detto Sohana.
La polizia ha riferito di essersi messa subito sulle tracce dei responsabili. Ad ogni modo i dubbi in merito all'attendibilità della bambina possono emergere soprattutto alla luce di casi precedenti in cui i militari pakistani decantavano le loro gesta in merito a presunti attentati (rivelatesi poi storie inventate) sventati per ottenere un passaggio di grado o semplicemente per ricevere gli apprezzamenti dei superiori.
E' pur vero che la pratica delle bambine kamikaze si sta propagando in tutto il Pakistan e non solo (alcuni gruppi terroristici palestinesi ne hanno fatto uso nel corso dell'Intifada): esiterebbe infatti una rete sostenuta dai talebani che recluterebbe (e rapirebbe) minorenni per indottrinarli al ruolo di attentatori suicidi.