Julian Assange rischia di morire in carcere, appello di 60 medici: “Servono cure urgenti”
Julian Assange rischia di morire in carcere se non curato bene e nel più breve tempo possibile. È l'allarme lanciato nelle scorse ore da un gruppo di oltre 60 medici di diverse nazionalità attraverso una lettera aperta in cui si chiede una assistenza sanitaria adeguata per il fondatore di Wikileaks rinchiuso in carcere in Gran Bretagna. La missiva, indirizzata al ministro dell'Interno britannico Priti Patel, denuncia gravi problemi fisici e psicologici per Assange che, se non curati, potrebbero addirittura portare al suo decesso in cella. Assange infatti è rinchiuso in un penitenziario britannico dallo scorso maggio quando è stato arrestato dalla polizia locale a seguito della revoca del diritto di asilo da parte dell'Ecuador nella cui ambasciata di Londra il fondatore di Wikileaks era rimato a lungo per sfuggire alla cattura e alla possibile estradizione in altri paesi.
I medici autori della lettera spiegano che "da un punto di vista medico, sulle prove attualmente disponibili, nutriamo serie preoccupazioni riguardo all'idoneità del signor Assange ad affrontare un processo nel febbraio 2020" . Per questo Assange dovrebbe essere trasferito immediatamente in un ospedale "attrezzato e con personale esperto" per essere curato. In attesa di sviluppi, però, per il momento Assange, 48 anni, resta rinchiuso nel carcere di Belmarsh, sudest di Londra, con una condanna a 50 settimane di carcere per avere violato i termini della libertà vigilata.
Dopo la chiusura delle indagini su lo stupro in Svezia, a carico del fondatore di Wikileaks a febbraio inizieranno le fondamentali udienze sulla richiesta di estradizione degli Usa dove deve fronteggiare diciotto capi di imputazioni che potrebbero costargli il carcere a vita. È accusato di avere pubblicato documenti segreti nell'ambito della sua attività con Wikileaks. Gli Usa lo accusano di cospirazione e spionaggio informatico per aver diffuso attraverso il suo sito centinaia di migliaia di documenti confidenziali, fra cui rapporti militari provenienti da Afghanistan e Iraq.