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Julian Assange e il caso Wikileaks

Julian Assange libero su cauzione: confermata la sentenza

L’appello ha conferma la libertà su cauzione per il fondatore di WikiLeaks. Ora però si teme l’accusa di cospirazione dalla corte federale di Washington.
A cura di Danilo Massa
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Il fondatore di WikiLeaks in tribunale
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Confermata la libertà su cauzione di Julian Assange. Dopo la pronuncia in prima udienza a favore della libertà su cauzione, l'Alta Corte di giustizia di Londra si trovava a dover decidere nuovamente sul merito della questione dopo l'appello presentato dal procuratore inglese. Duncan Ouseley, il giudice che doveva decidere sulla scarcerazione, e Julian Assange si sono trovati nuovamente l'uno di fronte all'altro alle 12.30 per un confronto di 90 minuti. Per quanto concerne l'entità stessa della cauzione, le 200mila sterline non dovrebbero più costituire un problema, dal momento che – riferisce la Bbc – "I sostenitori di Julian si sono mobilitati e credo che abbiamo raggiunto la cifra".

Intanto per il numero uno di WikiLeaks si prospetta un'accusa più pericolosa di quanto fin qui contestatagli in Svezia. Secondo il New York Times, infatti, alla "condotta sessuale scorretta" potrebbe aggiungersi quella emanata dai procuratori federali di Washington per cospirazione. Una simile accusa ristabilirebbe certamente un principio di coerenza tra il reato contestato ad Assange e l'impegno internazionale profuso per la cattura di Mr. WikiLeaks. Negli Stati Uniti, dunque, si è alla ricerca delle prove utili a presentare l'accusa di aver aiutato Bradley Manning, l'ex militare americano accusato di aver diffuso il video dell'erronea incursione aerea contro dei giornalisti della Reuters, ad impossessarsi di documenti di stato top secret. In quest'ottica Assange non sarebbe più soltanto il giornalista che avrebbe pubblicato su WikiLeaks i documenti di cui persone terze si erano impossessate, ma sarebbe stato appunto soggetto attivo di una ipotetica cospirazione.

Le indagini si stanno concentrando sulla comunicazione chat tra Manning e Adrian Lamo, un hacker già noto alle forze dell'ordine, che allarmato dalla natura dalla natura delle informazioni comunicategli ha deciso, infine, di rivolgersi all'Fbi. Proprio in queste discussioni l'ex soldato della US Army avrebbe affermato della disponibilità, garantita da Assange stesso, di un server dedicato su cui caricare direttamente i report top secret.

Se dunque oggi i sostenitori di WikiLeaks hanno potuto applaudire Assange fuori al tribunale, in realtà si potrebbe profilare adesso una più grave accusa su cui gli Stati Uniti potrebbero fare leva per richiedere quell'estradizione tanto temuta dal fondatore di WikiLeaks, al punto tale da averlo indotto, presumibilmente, a consegnarsi lo scorso 7 dicembre a Scotland Yard dopo le trattative dei propri avvocati e le relative assicurazioni della controparte.

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