Julian Assange arrestato per una password: cosa rischia ora il fondatore di Wikileaks
Julian Assange è stato arrestato a Londra nella mattinata di oggi, giovedì 11 aprile, nell'ambasciata dell'Ecuador dove si era rifugiato 7 anni fa chiedendo asilo politico. La notizia ha fatto il giro del mondo: mentre i massimi esponenti del governo britannico hanno esultato alla notizia del fermo del controverso fondatore di Wikileaks, sottolineando che nessuno "è al di sopra della legge", altri, tra cui Russia e Italia, hanno definito l'operazione messa in atto da Scotland Yard come un "attacco alla libertà". Gli Stati Uniti ne hanno già chiesto l'estradizione. Ma perché il giornalista 47enne di origine australiana è stato arrestato? Quali sono le accuse a suo carico? E, soprattutto, perché Washington lo vuole a tutti i costi?
Assange accusato di pirateria informatica
I motivi del suo arresto sono due. Come conferma il suo avvocato, Jen Robinson, con una dichiarazione su Twitter, Julian Assange è stato fermato dalla polizia britannica sia per la mancata comparizione dinanzi a un giudice nel Regno Unito nel 2012, sia sulla base di una "richiesta di estradizione degli Usa". Fatto, questo, sottolineato dallo stesso dipartimento di giustizia americano, per il quale l'arresto del fondatore di Wikileaks è stato eseguito sulla base del trattato di estradizione tra Usa e Gran Bretagna. "Il provvedimento è stato stato emesso secondo la sezione 73 dell'Extradition Act", recita la nota della polizia metropolitana di Londra. L'accusa per lui è della cospirazione con Chelsea Manning nel 2010 finalizzata alla pirateria informatica. Se condannato, rischia sino ad un massimo di 5 anni. Alcuni analisti hanno sottolineato sui social che l'accusa contro Julian Assange è di aver hackerato computer governativi, non di aver pubblicato materiale classificato, tra cui migliaia di cable diplomatici: una differenza fondamentale in relazione al primo emendamento che garantisce la libertà di parola e di stampa, invocato dai difensori dei diritti umani per giustificare l'operato del fondatore di Wikileaks.
Tutta colpa di una password
Le accuse ad Assange sono ben spiegate all'interno di un comunicato pubblicato sul sito internet del ministero della Giustizia Usa. "Julian P. Assange, 47 anni, il fondatore di Wikileaks – si legge -, è stato arrestato oggi nel Regno Unito in base al trattato di estradizione tra Washington e Londra, in connessione all'accusa federale di cospirazione per aver commesso un'intrusione informatica accettando di infrangere una password di un computer del dipartimento della difesa degli Stati Uniti e di aver rubato documenti classificati". Sono i giudici del distretto orientale della Virginia a ricostruire i fatti. "Nel marzo del 2010 – continua la nota – Assange è stato coinvolto in una cospirazione con Chelsea Manning, ex analista dell’intelligence dell’esercito americano e aiutò lo stesso Manning a superare le password custodite nei computer del dipartimento della Difesa collegate al protocollo segreto di internet (Siprnet)", in pratica un sistema usato dall’amministrazione americana per trasmettere documenti riservati. Chelsea Manning, che aveva avuto accesso a questa rete, aveva poi trasmesso i documenti a Wikileaks. Per altro, "violare le password aveva consentito a Manning di collegarsi ai computer con un nome che non le apparteneva". In questo modo contava di sottrarsi alle indagini della giustizia americana. Assange per questi fatti è accusato di cospirazione "ma sarà ritenuto innocente finche non sarà provato colpevole oltre ogni ragionevole dubbio". In caso contrario, rischierebbe fino a 5 anni di carcere.
La notizia, in realtà, trapelò già lo scorso novembre, quando il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti si era detto pronto a perseguire legalmente il fondatore di Wikileaks per spionaggio, sperando di processarlo in un tribunale a stelle e strisce. Era quanto riportava il Wall Street Journal, che aveva riferito di un documento segreto presente in un procedimento giudiziario non collegato e specificando che le competenti autorità americane stavano discutendo su come riportarlo in patria dall'ambasciata dell'Ecuador a Londra dove era rifugiato dal 2012.
Tutte le accuse ad Assange, dallo stupro allo spionaggio
Julian Assange nel 2007 fondò Wikileaks. L'organizzazione 3 anni più tardi, nel 2010, rese di pubblico dominio oltre 251mila documenti diplomatici statunitensi, molti dei quali etichettati come "confidenziali" o "segreti" riguardanti, tra le altre cose, anche la guerra in Iraq e Afghanistan. Sempre nel 2010 il tribunale di Stoccolma spiccò un mandato d'arresto in contumacia nei suoi confronti con l'accusa di stupro, molestie e coercizione illegale, da parte di due donne, con cui avrebbe avuto rapporti non protetti durante una conferenza di Wikileaks nella capitale svedese (caso poi archiviato nel 2017). L'australiano è stato poi arrestato in Gran Bretagna, e rilasciato su cauzione. Nel frattempo la Svezia aveva presentato una richiesta di estradizione alle autorità britanniche: secondo alcune fonti, tale richiesta sarebbe stata finalizzata a estradarlo in realtà negli Stati Uniti dove lo avrebbe atteso un processo per spionaggio. Nel novembre del 2011 l'Alta corte di Londra diede il via libera all'estradizione richiesta dalla Svezia e verso metà giugno 2012 la stessa Corte rigettò il ricorso contro l'estradizione. Assange si sarebbe dovuto presentare in tribunale il 12 giugno di quell'anno, ma non lo fece e si rifugiò subito dopo presso l'ambasciata dell'Ecuador a Londra, chiedendo asilo politico in quanto perseguitato. Qui è rimasto fino all'11 aprile 2019, giorno del suo arresto.