Joseph Ratzinger e quel presagio nel 2010: “Mi chiedo se riuscirò a reggere…”
Joseph Ratzinger, il custode della tradizione, ha scelto di rinunciare all'Ufficio di Romano Pontefice. Una pratica in disuso (l'ultimo precedente nella prima metà del quindicesimo secolo), lontana finanche dal pensiero dei Pontefici della modernità ed in qualche modo avversata dal suo predecessore Karol Woytila, intorno al quale pure erano circolate voci del genere (proprio in relazione alle pessime condizioni di salute dei suoi ultimi anni di vita). Benedetto XVI lascia perché "per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato".
Una decisione che ha colto tutti di sorpresa, ma che in qualche modo era stata "anticipata" in una confessione che lo stesso Ratzinger aveva affidato alla penna del giornalista Peter Seewald, colui che ha raccolto i pensieri dell'allora Papa nel libro intervista "Luce del Mondo". Ne parlava Antonio Socci in un pezzo su Libero del 25 settembre del 2011: "Che Ratzinger ritenga possibile questa scelta è noto almeno dal 2002, quando si dovette studiare l'eventualità con l'aggravarsi della malattia di Giovanni Paolo II. Ma Ratzinger è tornato sull'argomento anche da Papa. Nel libro intervista «Luce del mondo», uscito nel 2010, interpellato dal giornalista Peter Seewald, ha dichiarato: «Quando un Papa giunge alla chiara consapevolezza di non essere più in grado fisicamente, psicologicamente e mentalmente di svolgere l'incarico affidatogli, allora ha il diritto ed in alcune circostanze anche il dovere di dimettersi".