Janna, la baby giornalista meraviglia il mondo: “La mia telecamera è il mio fucile”
Janna Jihad Ayyad, una bambina palestinese di appena 10 anni, è la più giovane giornalista al mondo. La baby-reporter, il cui vero nome è Janna Tamimi, vive in Cisgiordania e, “armata” solo della sua telecamera, documenta i continui scontri tra i palestinesi e l’esercito israeliano. Originaria di Nabi Saleh, un piccolo villaggio di appena seicento anime, Janna, in compagnia di altri suoi coetanei partecipa regolarmente alle manifestazioni contro l'occupazione israeliana. Intervista dalla televisione araba Al Jazeera, ha dichiarato: “Ho iniziato questo lavoro tre anni fa quando vedevo che non c’erano giornalisti a raccontare quello che stavano accadendo, come quando il mio amico Mustafa è stato ucciso (da una bomboletta di gas sparata dai soldati israeliani durante una protesta) o quando mio zio Rushdi è stato ammazzato. E mi sono chiesta: perché non c’è nessun reporter a coprire queste notizie?".
La giovane giornalista carica i suoi video sulla sua pagina Facebook (ha oltre 80 mila followers), su Youtube e Snapchat. Janna sogna di frequentare un corso di giornalismo ad Harvard e trovare un lavoro alla CNN o alla Fox per cambiare il modo di raccontare quello che succede in Palestina.
Ispirata dal lavoro di suo zio, Bilal Tamimi, un fotografo professionista, Janna ha cominciato a fare foto e video delle proteste e dei violenti scontri che si susseguono tra Nabi Saleh e il vicino insediamento israeliano di Halamish. “La mia telecamera è il mio fucile” – dice con orgoglio – ed è più forte di un fucile. Janna è convinta che la sua giovane età in qualche modo sia una garanzia per poter realizzare il suo lavoro: “I soldati catturano i giornalisti adulti e portano loro via le videocamere, ma io sono soltanto una bambina”.
In uno dei suoi primi video caricati su Youtube, quando aveva solo cinque anni, affronta i soldati israeliani rimproverandoli per la loro condotta. "Parlo di quello che sta succedendo – continua Janna –vedo l’occupazione, soldati armati e polizia impegnati a cacciarci dalla nostra terra”. Da tre anni, Janna si sposta con la famiglia per girare video a Gerusalemme, Hebron, Nablus. I suoi filmati, in inglese e arabo, raccontano le difficoltà dei palestinesi nei posti di blocco, le manifestazioni di protesta e la violenza contro i bambini palestinesi da parte dei soldati israeliani.
La madre della giovane reporter, Nawal Tamini, confessa di essere allo stesso tempo spaventata e orgogliosa della professione della figlia. "Sono fiera della mia bambina – ha raccontato ad Al Jazeera – perché porta un messaggio al mondo. Racconta la sua vita, le sue paure e i suoi problemi". “Ma ho anche paura per lei quando arriva l'esercito nel mezzo della notte e lancia gas lacrimogeni contro la nostra casa, e ci svegliamo all’improvviso in mezzo al fumo”. Lo zio, Bilal, dice che è stato difficile accettare il lavoro di Janna: “Lei dovrebbe giocare e studiare, ma nella nostra vita non c’è un’altra scelta”, ha detto ad Al Jazeera. “Viviamo sotto occupazione – ha proseguito – e non possiamo insegnare ai nostri bambini il silenzio, devono lottare per la loro libertà”.
“Mi considero un giornalista che copre la Terza Intifada perché sto vivendo l'Intifada”, ha dichiarato Janna nel corso di un’intervista. “Sto vivendo e crescendo in questo contesto e quindi devo filmare e diffondere nel mondo gli eventi come farebbe qualsiasi altro reporter”, ha affermato convinta. Janna ritorna come tutte le bambine della sua età soltanto quando le viene chiesto come si immagina il futuro del mondo: “Vorrei che fosse tutto rosa”.