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Italiani sfruttati in Australia: il Governo apre un’inchiesta

Il governo australiano ha aperto un’inchiesta per far luce sulle condizioni di lavoro degli immigrati in Australi (compresi gli italiani).
A cura di Davide Falcioni
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Schiavi italiani in Australia: ha fatto discutere non poco l'inchiesta televisiva condotta dalla popolare trasmissione "Four Corners" e raccolta dal Corriere della Sera, secondo cui in Australia ci sarebbero centinaia di nostri connazionali, spesso molto giovani e con una laurea in tasca, a lavoro in condizioni di palese sfruttamento: paghe misere, minacce, orari di lavoro estenuanti e talvolta persino truffe. A leggere l'inchiesta viene in mente il "caporalato" italiano, con i migranti spesso sfruttati a condizioni di lavoro disumane. Ebbene, nelle farm australiane le condizioni di vita e lavoro dei ragazzi italiani non sono dissimili: raccolgono per mesi patate, manghi, uva e pomodori, faticando talvolta come schiavi e conducendo una vita da incubo.

Come racconta Mariangela Stagnitti, presidente del Comitato italiani all’estero di Brisbane, le segnalazioni in un solo anno sono state oltre 250. Le condizioni che i nostri connazionali avevano trovato nelle “farm” australiane talvolta erano terribili. Due ragazze, ad esempio, hanno riferito di aver raccolto per settimane cipolle rosse dalle sette di sera alle sei di mattina, anche con freddo e pioggia e senza neppure la possibilità di andare in bagno. Mariangela Stignitti riporta anche il caso di un ragazzo mandato a pulire un tetto, poi precipitato nel vuoto e ferito in modo grave: "L’ospedale mi ha chiamata perché il datore di lavoro sosteneva che aveva fatto tutto di sua iniziativa".

Al centro di tutto c'è il “working holiday visa”, un visto che consente di rimanere in territorio australiano a condizione di aver lavorato almeno tre mesi. Per dimostrarlo occorre un documento firmato dal datore di lavoro, che però molto spesso – avendo "il coltello dalla parte del manico" – non lesina ai ragazzi condizioni di aperto sfruttamento. Spiega Stagnitti: "Alcuni datori di lavoro pagano meno di quanto era stato pattuito e, se qualcuno protesta, minacciano di non firmare il documento per il rinnovo del visto. Altri invece fanno bonifici regolari per sembrare in regola, ma poi obbligano i ragazzi a restituire i soldi in contanti. E poi ci sono i giovani che accettano, semplicemente, di pagare in cambio di una firma sul documento". L'inchiesta di "Four Corners" ha convinto il governo australiano a condurre un'inchiesta e approfondire eventuali reati.

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