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Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

Israele lancia l’ultimatum a Rafah: “O tornano gli ostaggi o espanderemo le operazioni”

Israele ha lanciato un ultimatum a Rafah, facendo sapere di essere pronto ad espandere le operazioni militari sulla città a sud della Striscia di Gaza se non saranno liberati gli ostaggi. Nella centro al confine con l’Egitto si trovano attualmente 1,5 milioni di civili. “Anche durante il Ramadan le operazioni potranno continuare senza un giorno di cessate il fuoco”
A cura di Gabriella Mazzeo
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Il  ministro del gabinetto di Guerra israeliano Benny Gantz ha lanciato un ultimatum a Rafah e alla comunità internazionale che aveva chiesto lo stop alle operazioni sul sud della Striscia di Gaza e la tutela dei civili. "O i nostri ostaggi torneranno – ha affermato – o espanderemo l'operazione a Rafah". Gantz ha fatto sapere che "non ci sarà un solo giorno di cessate il fuoco fino al ritorno di tutti gli ostaggi". Israele avrebbe intenzione di continuare la battaglia anche con l'avvicinarsi del mese di Ramadan, sacro per la religione islamica.

Dopo l'ultimato lanciato all'ultimo grande centro ancora in piedi sulla Striscia di Gaza, Gantz ha poi dichiarato di voler "agire in dialogo con i partner internazionali, Egitto incluso" aggiungendo di voler "indirizzare la popolazione verso aree protette". In questo momento a Rafah si trovano più di 1,5 milioni di civili sfuggiti ai bombardamenti sulla Striscia.

Nella notte del 12 febbraio, Israele ha portato avanti una "operazione di salvataggio" nella quale sarebbero stati liberati due ostaggi. Nei bombardamenti, sono morte altre 100 persone e altri 3 ostaggi israeliani, ha fatto sapere Hamas, sono deceduti sotto le esplosioni. Un reportage della BBC risalente al 14 febbraio ha rivelato una serie di grandi campi profughi nella città a sud di Gaza. Sulla strada principale, stando a quanto provato dalle immagini satellitari, ci sarebbero stati bombardamenti molto vicini alle tende degli sfollati.

Dal 12 febbraio Rafah è stata sottoposta a intensi bombardamenti aerei nonostante la densità di rifugiati e l'impossibilità di evacuare i civili verso l'Egitto o verso il nord della Striscia, ormai distrutto. Dal 7 ottobre, la popolazione di Rafah è quintuplicata con la distruzione dei centri a nord e vasti spazi sono stati adeguati a campi profughi.

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