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Conflitto Israelo-Palestinese

Israele ha ucciso l’1% della popolazione residente nella Striscia di Gaza in tre mesi di guerra

In tre mesi di guerra Israele ha ucciso l’1% della popolazione residente a Gaza. L’ONU: “La Striscia è diventata semplicemente inabitabile. I suoi abitanti sono testimoni di minacce quotidiane alla loro stessa esistenza, mentre il mondo sta a guardare”.
A cura di Davide Falcioni
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Dal 7 ottobre scorso le forze armate israeliane hanno ucciso circa l'1% della popolazione residente nella Striscia di Gaza: è quanto emerge da un'analisi dei dati sulle vittime della guerra forniti dal Ministero della Salute dell'Autorità Palestinese e validati dall'Ufficio per gli affari umanitari dell'ONU, secondo cui in tre mesi esatti nell'enclave assediata hanno perso la vita – soprattutto a causa dei bombardamenti a tappeto di Tel Aviv – almeno 22.835 persone. Considerando che prima del conflitto nella Striscia di Gaza risiedevano 2,27 milioni di palestinesi, significa che l'1% della popolazione è stata spazzata via in appena 90 giorni. Si tratta in realtà di una stima per difetto che non tiene conto delle centinaia, o forse migliaia, di palestinesi dispersi sotto le macerie degli edifici. Secondo il Ministero della Salute, inoltre, altre 58.416 persone sono rimaste ferite, il che significa che più di un abitante di Gaza su 40 è stato ferito nel conflitto.

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Terrificante anche il dato relativo ai minori uccisi: sempre secondo il Ministero della Salute palestinese i bambini morti a Gaza dal 7 ottobre sono stati oltre novemila. Considerando che prima dello scoppio del conflitto la popolazione infantile della Striscia ammontava a circa 1,1 milioni, secondo l’UNICEF, ciò significa che un bambino su circa 120 che vivevano nell’enclave è stato ucciso da Israele. Un'altra statistica pubblicata dall’organizzazione non governativa Save the Children afferma che più di 10 bambini in media hanno perso una o entrambe le gambe ogni giorno a Gaza dal 7 ottobre.

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ONU: "Gaza è un luogo di morte e disperazione mentre il mondo sta a guardare"

A confermare la drammaticità della situazione Martin Griffiths, Sottosegretario generale ONU per gli Affari umanitari e coordinatore degli aiuti di emergenza, che in una nota ieri ha affermato che "Gaza è diventata un luogo di morte e disperazione. Decine di migliaia di persone, soprattutto donne e bambini, sono state uccise o ferite. Le famiglie dormono all’aperto mentre le temperature precipitano. Le aree in cui i civili erano stati invitati a trasferirsi per la loro sicurezza sono state bombardate. Le strutture mediche sono sotto attacco incessante. I pochi ospedali parzialmente funzionanti sono sovraccarichi di casi di trauma, gravemente carenti di tutte le forniture e inondati da persone disperate in cerca di sicurezza. Si sta verificando un disastro sanitario. Le malattie infettive si stanno diffondendo nei rifugi sovraffollati, mentre le fogne si rovesciano. Circa 180 donne palestinesi partoriscono ogni giorno in questo caos. La popolazione sta affrontando i più alti livelli di insicurezza alimentare mai registrati. La carestia è dietro l’angolo. Per i bambini, in particolare, le ultime 12 settimane sono state traumatiche: niente cibo. Niente acqua. Niente scuola. Nient’altro che i terrificanti suoni della guerra, giorno dopo giorno. Gaza è diventata semplicemente inabitabile. I suoi abitanti sono testimoni di minacce quotidiane alla loro stessa esistenza, mentre il mondo sta a guardare".

Israele: "Ora inizia nuova fase della guerra"

In questo quadro il portavoce militare delle ISF Daniel Hagari ha dichiarato che Israele è entrato in una "nuova fase" nella guerra ingaggiata a Gaza. Intervistato dal New York Times il funzionario ha aggiunto. "È iniziata una fase nuova, meno intensa, dei combattimenti", caratterizzata da un ricorso minore alle forze di terra e agli attacchi aerei, ha precisato Hagari a poche ore dall'arrivo in Israele del segretario di Stato americano Antony Blinken.

Il militare ha detto che Israele continuerà a ridurre il numero delle truppe a Gaza nell'ambito di un processo iniziato questo mese. L’intensità delle operazioni nel nord della Striscia avrebbe già cominciato a diminuire, ha aggiunto, poiché si starebbe preferendo la conduzione di raid una tantum anziché su larga scala. Israele si concentrerà in particolare sulle presunte roccaforti meridionali e centrali di Hamas, in particolare intorno a Khan Younis e Deir al Balah.

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