Israele ha di nuovo bombardato sfollati a Rafah, almeno 46 morti. Doveva essere “zona sicura”
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha definito il massacro della tendopoli di sfollati di Rafah – in cui sono sono stati uccisi almeno 45 palestinesi, la maggioranza dei quali donne e bambini – "un tragico incidente di cui rammaricarsi". Eppure quella che è stata presentata all'opinione pubblica mondiale come una "fatalità" si è ripetuta: almeno 46 persone sono state infatti uccise e 110 ferite da un nuovo attacco condotto dalle forze armate di Tel Aviv nella zona di al-Hashashin, sempre a Rafah.
"Si tratta di una zona brulicante di tende e sfollati", ha detto un testimone interpellato da Al Jazeera: "All'improvviso un missile è caduto sull'edificio, costruito utilizzando blocchi di cemento e tubi metallici. Abbiamo visto gente per strada, sfollati e cittadini. Non c'erano combattenti o altro, era considerata una zona sicura". Anche l'ospedale kuwaitiano, uno dei due rimasti a Rafah, ha chiuso a causa degli attacchi israeliani, ha detto il suo direttore. La chiusura forzata arriva dopo che due membri del personale medico dell'ospedale sono stati uccisi dai bombardamenti israeliani.
Infermiera italiana da Rafah: "Le bombe si avvicinano alla nostra struttura"
Martina Marchió, coordinatrice medica di Medici Senza Frontiere a Rafah, ha confermato a Fanpage.it che quella scorsa è stata una notte infernale: "I droni israeliani sono continuamente sulle nostre teste. Gli attacchi sono ormai pericolosamente vicini al nostro centro di stabilizzazione dei traumi e anche lo staff che doveva terminare il turno di notte per tornare a casa è rimasto bloccato nella struttura. Impossibile per loro uscire perché i bombardamenti di artiglieria pesante sono molto ravvicinati. MSF condanna fermamente gli attacchi e la violenta e chiede un cessate il fuoco immediato".
USA e Canada condannano il massacro di Rafah
Dopo la strage di Rafah il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha convocato per oggi una riunione di emergenza a porte chiuse su richiesta dell'Algeria, mentre monta l'indignazione della comunità internazionale. La Casa Bianca ha ribadito che "Israele ha il diritto di attaccare Hamas, e noi sappiamo che nel raid sono stati uccisi due importanti terroristi che sono responsabili di attacchi contro civili israeliani". "Ma come detto chiaramente, Israele deve prendere tutte le possibili precauzioni per proteggere i civili", mentre la ministra degli Esteri canadese Melanie Joly si è detta inorridita. "Il Canada non sostiene un'operazione militare israeliana a Rafah. Questo livello di sofferenza umana deve finire. Chiediamo un cessate il fuoco immediato".
Norvegia, Irlanda e Spagna: "Applicare il diritto internazionale, no ai doppi standard"
I ministri degli Esteri di Norvegia, Irlanda e Spagna, tre Paesi che la scorsa settimana hanno deciso di riconoscere lo Stato palestinese, si sono espressi sulla decisione della Corte internazionale di giustizia di fermare l'offensiva a Rafah. "Ciò a cui abbiamo assistito la scorsa notte è barbarico. Gaza è una piccola enclave, una conurbazione densamente popolata. Non si può bombardare un'area come quella senza conseguenze scioccanti in termini di vittime innocenti tra bambini e civili" ha detto Michael Martin, Ministro degli Esteri della Repubblica d'Irlanda.
Ha aggiunto Barth Eide, il ministro degli Esteri norvegese, che "in gran parte del mondo c'è la percezione che ci siano dei doppi standard, che le regole vengano applicate ad alcuni ma non a tutti. Penso che questa critica abbia un fondo di verità e capisco perché esista questa percezione. Questa percezione mina la credibilità di tutto il sistema legale internazionale. Pertanto è un problema serio per tutti noi perché l'impressione che si è creata è che le norme non si applichino a tutti e molti diranno che non si applicano per nessuno. Perciò ritengo che questo sia ciò che significa sostenere i principi in cui crediamo. Vorrei ricordare che la Corte internazionale di giustizia è di tutti. La Corte penale internazionale riguarda 124 paesi, ma la Corte internazionale di giustizia è il principale organo delle Nazioni Unite. Ogni membro delle Nazioni Unite deve sottostare alle decisioni della Corte internazionale di giustizia".
José Manuel Albares, ministro degli Affari esteri spagnolo, ha concluso dicendo che "i tre Paesi condividono la visione che sia giunto il momento di rendere effettiva la Soluzione dei due Stati che, come il resto della comunità internazionale, crediamo essere il modo migliore per raggiungere l'obiettivo che ci siamo prefissati".