Israele ha deliberatamente distrutto centinaia di infrastrutture idriche della Striscia di Gaza
Israele ha deliberatamente distrutto centinaia di infrastrutture idriche della Striscia di Gaza contribuendo a compromettere la disponibilità di acqua per la popolazione palestinese. A rivelarlo un'analisi di BBC Verify, team di giornalismo investigativo dell'emittente britannica che ha esaminato foto satellitari scattate prima e dopo il 7 ottobre del 2023. La mancanza di acqua pulita e i flussi di liquami non trattati costituiscono – secondo le più autorevoli agenzie umanitarie – una seria minaccia per la salute di milioni di persone che vivono nell'enclave sotto assedio. La distruzione di impianti di approvvigionamento idrico e di depurazione avviene nonostante il dovere da parte di Israele di proteggere le infrastrutture critiche, come stabilito dalle leggi di guerra. Interpellate dalla BBC, le Forze di Difesa Israeliane hanno dichiarato che Hamas sfrutta cinicamente le infrastrutture civili per scopi terroristici.
Distrutte oltre 300 strutture per la distribuzione e la pulizia dell'acqua
Il danneggiamento delle infrastrutture idriche degli ultimi sette mesi avviene in un luogo, la Striscia di Gaza, in cui anche ben prima del 7 ottobre del 2023 la disponibilità di acqua pulita era limitata: l'enclave palestinese è infatti un territorio che deve fare affidamento su un complesso sistema di pozzi trivellati e impianti di desalinizzazione.
Ebbene, secondo l'analisi della BBC più della metà di queste strutture vitali (complessivamente 600) sono state danneggiate o distrutte da quando Israele ha lanciato la sua rappresaglia. "Abbiamo anche scoperto che quattro dei sei impianti di trattamento delle acque reflue – cruciali per prevenire l’accumulo di liquami e la diffusione di malattie – sono stati compromessi. Gli altri due hanno chiuso i battenti per mancanza di carburante o altri rifornimenti".
L’impianto di desalinizzazione dell’Unicef funziona solo al 30%
La maggior parte dei siti distrutti o danneggiati si trovano nel nord di Gaza o nell'area intorno alla città meridionale di Khan Younis. Dove non sono arrivate le bombe i danni sono causati dalla carenza di energia. L’impianto di desalinizzazione dell’Unicef a Deir al-Balah – uno dei tre grandi impianti di acqua marina a Gaza – ad esempio può funzionare solo al 30% della sua capacità a causa della mancanza di carburante; Muhammad Atallah, membro del Centro Palestinese per i Diritti Umani, ha aggiunto che la stragrande maggioranza delle pompe per le acque reflue non funzionano e che di conseguenza le strade ne sono inondate.
Distrutto il principale magazzino per la manutenzione delle infrastrutture idriche
Come se non bastasse tra i siti danneggiati da Israele vi è anche un magazzino chiave per la manutenzione delle infrastrutture idriche. L'edificio, sito nel quartiere di al-Mawasi, è stato preso di mira da un attacco missilistico il 21 gennaio. Secondo il CMWU quattro persone sono morte e altre 20 sono rimaste ferite.
Monther Shoblaq, direttore generale del CMWU (la Coastal Municipalities Water Utility è l'organizzazione responsabile dei servizi idrici e sanitari nella Striscia di Gaza) ha spiegato alla BBC che tale magazzino, che fungeva da deposito sia per il CMWU che per l'Unicef, conteneva più di 2mila articoli utilizzati per la manutenzione ed era il cuore dei servizi idrici e igienico-sanitari a Gaza. La sua distruzione ha gravemente limitato la capacità del CMWU di riparare e mantenere strutture vitali come le condutture dell'acqua.
MSF: "Tassi di malattie diarroiche sono diventati catastroficamente alti"
Naturalmente la distruzione di infrastrutture idriche non compromette "solo" l'accesso all'acqua potabile ma costituisce un problema drammatico di carattere igienico-sanitario. Natalie Roberts, direttrice esecutiva di Medici Senza Frontiere nel Regno Unito, ha confermato non a caso che le conseguenze dei raid sulla salute della popolazione palestinese sono state "disastrose". "I tassi di malattie diarroiche sono diventati catastroficamente alti", ha detto, aggiungendo che in casi molto gravi tali patologie possono uccidere i bambini piccoli e le persone vulnerabili. Secondo MSF, i tassi di epatite A, riscontrati nell'acqua contaminata e particolarmente pericolosi per le donne incinte, sono elevati e si registra un picco di infezioni a Rafah, dove c'è il rischio di un'epidemia di colera.