Israele ha bombardato di nuovo una scuola a Gaza. Unicef: “C’erano madri e bambini a cercare del cibo”
"Scene orribili dalla scuola Rufaida a Gaza, dove molte madri e bambini" erano "in coda a un punto di trattamento della malnutrizione", quando "un attacco aereo" ha provocato morti e feriti. "Sono stati uccisi anche almeno due operatori sanitari di partner dell'Unicef". È il commento pubblicato ieri su X da Adele Khdor, direttrice regionale dell'Unicef per il Medio Oriente e il Nord Africa che ha espresso "sentite condoglianze alle famiglie" delle vittime "e ai loro cari".
"Questo attacco – ha aggiunto la funzionaria dell'agenzia ONU – ci ricorda ancora una volta l'immenso tributo che viene inflitto ai bambini e alle madri di Gaza. Non sono bersagli; devono essere protetti in ogni momento. Questi attacchi contro i bambini devono cessare ora".
Almeno 28 persone sono state uccise e 54 ferite ieri in un raid aereo israeliano su una scuola che ospitava famiglie sfollate nella Striscia di Gaza centrale. I video girati subito dopo il bombardamento, alla scuola Rufaida al-Aslamia nella città di Deir al-Balah, mostrano una nuvola di fumo e polvere mentre le persone si precipitano ad aiutare i feriti. I testimoni hanno affermato che ci sono stati due attacchi aerei che hanno colpito due stanze dell'edificio in cui venivano immagazzinati e distribuiti aiuti alimentari. L'esercito israeliano, da par suo, ha dichiarato che il "colpo preciso" ha preso di mira combattenti di Hamas operanti all'interno di un "centro di comando e controllo" situato nella scuola. Come ha confermato però la direttrice Unicef ad essere stati colpiti ancora una volta non sono stati combattenti, ma civili, e per lo più donne e bambini.
Dallo scoppio della guerra a Gaza molte scuole sono state trasformate in rifugi per i 1,9 milioni di palestinesi che hanno abbandonato le loro case. Nonostante ciò, secondo l'ONU oltre 200 di queste strutture sono state colpite e almeno 50 completamente distrutte. La scuola Rufaida si trova all'interno dell'area “umanitaria” al-Mawasi, dove l'esercito israeliano aveva raccomandato ai palestinesi di fuggire definendola "sicura", nonostante sia sovraffollata e manchi di servizi essenziali.