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Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

Israele, esplosioni a Gerusalemme dopo sirene d’allarme: scontri alla Spianata delle moschee

Alta tensione in Israele. Sono scattate le sirene d’allarme a Gerusalemme dopo il lancio di almeno sei razzi da Gaza verso la zona centrale del Paese. Hamas ha rivendicato la responsabilità dell’attacco dicendo che è una risposta ai “crimini e aggressioni” degli israeliani e “alle prevaricazioni contro il nostro popolo nel rione di Sheikh Jarrah e nella moschea al-Aqsa”. Evacuati il Parlamento e il Muro del Pianto.
A cura di Ida Artiaco
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Alta tensione in Israele. Sono scattate le sirene d'allarme a Gerusalemme dopo il lancio di almeno sei razzi da Gaza verso la zona centrale del Paese. Hamas, il gruppo che controlla Gaza, aveva dato un ultimatum al governo israeliano, chiedendo il ritiro delle truppe dalla Spianata delle Moschee (o Monte del Tempio) e dal quartiere di Sheikh Jarrah entro le 18 di oggi, le 17 in Italia. Proprio Hamas ha poi rivendicato la responsabilità dell'attacco missilistico sulla Città Santa come ha confermato il portavoce Ezzedin al-Kassam: "Si è trattato di una risposta – ha precisato – all'aggressione e ai crimini contro la Città Santa e alle prevaricazioni contro il nostro popolo nel rione di Sheikh Jarrah e nella moschea al-Aqsa".

Evacuato il Parlamento e danneggiata una casa

Al momento, stando a quanto si legge sulla stampa estera, non ci sono notizie di danni, feriti o morti, e non è chiaro se le esplosioni fossero dovute ai sistemi di difesa che potrebbero aver intercettato i razzi o al loro atterraggio. Pare che solo una casa sia stata danneggiata da un missile a Mevasseret Zion, un sobborgo della città. L'emittente Channel 12 ha mostrato le immagini dell'edificio con i vetri infranti. Intanto, la polizia di Gerusalemme sta evacuando le persone al Muro del Pianto della Città Vecchia. Anche i deputati della Knesset, il Parlamento israeliano, hanno lasciato l'aula e il palazzo dopo il risuonare delle sirene.

Cosa sta succedendo a Gerusalemme

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Pochi minuti dopo le 18:00 (ora locale), nell'area di Gerusalemme le sirene hanno suonato. In precedenza, Hamas aveva infatti lanciato un ultimatum allo Stato di Israele chiedendo proprio entro le 18:00 il ritiro di tutte le forze di sicurezza dalla Spianata delle Moschee e dal quartiere di Sheikh Jarrah a Gerusalemme est e di rilasciare chi è stato arrestato in questi giorni. Le autorità di Tel Aviv hanno invece deciso di chiudere il valico di Erez e le strade vicine al confine, sospendendo anche la circolazione dei treni tra Ashkelon e Beer Sheva.

Intanto, nella parte est della città continuano gli scontri tra manifestanti palestinesi, che da giorni si oppongono agli espropri per mano dei coloni israeliani, e la polizia. Anche oggi si registrano nuovi incidenti proprio sulla Spianata delle Moschee, con lanci di pietre ai quali gli agenti stanno rispondendo con granate assordanti e proiettili di gomma. La Mezzaluna Rossa fa sapere che sono almeno 305 le persone rimaste ferite negli scontri, di cui 7 sono gravi. Preoccupazione per quanto sta succedendo in Medioriente è stata espressa anche da Josep Borrell, Alto rappresentante dell'Ue: "C'è una seria preoccupazione per quanto sta accadendo" sulla Spianata delle Mosche. E si invita ad evitare di alimentare le tensioni", ha sottolineato.

Negli scontri coinvolti anche bambini

Tra coloro che sono rimasti coinvolti negli scontri che stanno andando ormai avanti da giorni, riferisce Unicef, ci sono anche molti bambini: "Negli ultimi due giorni, 29 bambini palestinesi sono stati feriti a Gerusalemme Est, anche nella Città vecchia e nel quartiere di Sheikh Jarrah. Otto minorenni palestinesi sono stati nel frattempo arrestati. Tra i feriti, anche un bambino di un anno. Alcuni bambini, che sono stati portati in ospedale per essere curati, avevano ferite alla testa e alla spina dorsale. L’Unicef ha ricevuto rapporti secondo cui alle ambulanze è stato impedito di arrivare sul posto per assistere ed evacuare i feriti e che una clinica in loco è stata colpita e perquisita", hanno dichiarato Ted Chaiban, direttore regionale dell’Unicef per il Medioriente e il Nord Africa, e Lucia Elmi, rappresentante speciale dell’agenzia in Palestina.

L'Onu a Israele: "Basta con gli sfratti"

Le violenze sono iniziate venerdì scorso, quando le forze di sicurezza israeliane si sono scontrate con i manifestanti radunati per difendere i diritti di alcune famiglie palestinesi che vivono quartiere di Sheikh Jarrah, vicino alla Città Vecchia di Gerusalemme, e che sono state sfrattate dalle loro case ritenute di proprietà di famiglie ebraiche che vivevano lì prima della fuga causata dalla guerra d’indipendenza di Israele del 1948. La protesta è culminata in violenti scontri, che all'inizio si sono concentrati sulla Spianata delle Moschee e poi si sono estesi a tutta la città. L’Onu intanto si è schierato dalla parte del popolo palestinese, con il Segretario generale Antonio Guterres che ha "espresso la sua profonda preoccupazione per le continue violenze nella Gerusalemme est occupata, nonché per i possibili sgomberi di famiglie palestinesi dalle loro case nei quartieri di Sheikh Jarrah e Silwan". In una nota del portavoce ha "esortato Israele a cessare le demolizioni e gli sfratti, in linea con i suoi obblighi ai sensi del diritto internazionale umanitario. Le autorità israeliane devono esercitare la massima moderazione e rispettare il diritto alla libertà di riunione pacifica".

Non solo. Fin dalla notte di domenica, circa 8mila palestinesi erano barricati nella Spianata delle Moschee per protestare contro una marcia israeliana nazionalista prevista per oggi e considerata dai palestinesi stessi una provocazione. La marcia avrebbe dovuto celebrare la conquista di Israele della parte est di Gerusalemme avvenuta durante la Guerra dei Sei Giorni del 1967, e avrebbe dovuto passare nei quartieri musulmani della città.

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