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Conflitto Israelo-Palestinese

“Non entrano a Gaza bisturi, potabilizzatori e bombole d’ossigeno”: la denuncia della Croce Rossa

Rosario Valastro, Presidente della Croce Rossa Italiana: “Al valico di Rafah non vengono fatte passare bombole d’ossigeno, bisturi per i chirurghi o materiale per la costruzione di tende per gli sfollati. Israele non lascia entrare nessun oggetto metallico, neppure i potabilizzatori di acqua”.
Intervista a Rosario Valastro e Tommaso Dalla Longa
Rispettivamente presidente della Croce Rossa Italiana e portavoce della Federazione Internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa (IFRC)
A cura di Davide Falcioni
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"Nella Striscia di Gaza si sta consumando una tragedia umana insopportabile davanti ai nostri occhi". Così la Croce Rossa Internazionale descrive la catastrofe che da oltre tre mesi si sta abbattendo sulla popolazione che vive nell'enclave palestinese, dove i bombardamenti israeliani hanno ucciso più di 24mila persone e gli sfollati sono 1,9 milioni.

In questo quadro anche il Movimento Internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa, la più grande organizzazione umanitaria del mondo – per tre volte insignita del Premio Nobel per la Pace (nel 1917, nel 1944 e nel 1963) – appare inerme: i raid dello stato ebraico negli ultimi 90 giorni non hanno risparmiato neppure ospedali e ambulanze cariche di feriti, mentre gli aiuti umanitari come cibo e medicinali vengono fatti entrare col contagocce.

Milioni di persone a Gaza stanno affrontando in queste settimane una grave carenza di beni alimentari basilari. Il cibo sta diventando sempre più scarso e circa l’80% della popolazione si trova già ad affrontare un’emergenza alimentare catastrofica. Nel frattempo l'inverno è arrivato: gennaio è il mese più freddo e piovoso e gli sfollati non dispongono di ripari adeguati. Molti ricorrono a scatole di cartone per proteggersi dal freddo perché mancano coperte e vestiti caldi, oltre al cibo, acqua potabile e servizi igienici adeguati. Il carburante è finito e l’ipotermia è una minaccia reale.

Quella che le organizzazioni umanitarie stanno affrontando è dunque una corsa contro il tempo per provare a salvare più persone possibile; una corsa, però, costantemente rallentata dagli ostacoli posti dal governo israeliano.

Della fornitura di un'efficace assistenza umanitarie ai palestinesi si è discusso nei all'Humanitarian Appeal Conference to Support Gaza, conferenza organizzata a Il Cairo dalla Mezzaluna Rossa Egiziana e dalla Mezzaluna Rossa Palestinese alla quale ha partecipato anche Rosario Valastro, Presidente della Croce Rossa Italiana: "Nel vertice è emersa la sostanziale impossibilità per gli operatori umanitari di operare in sicurezza – spiega Valastro a Fanpage.it -. Non c'è penuria di personale, ma a Gaza mancano ormai quasi del tutto presidi sanitari. Giovani madri ci hanno raccontato di aver dovuto fare chilometri e chilometri per trovare un'incubatrice. Ma riscontriamo difficoltà anche dall'altro lato: nonostante i numerosi appelli non viene data la possibilità al personale della Croce Rossa di visitare gli ostaggi nelle mani di Hamas".

Rosario Valastro, presidente della Croce Rossa Italiana
Rosario Valastro, presidente della Croce Rossa Italiana

La Croce Rossa Italiana ha donato alla Striscia di Gaza 231 tonnellate di farina ed è pronta a inviare un ospedale da campo. Tuttavia è l'esercito israeliano a regolare l'accesso degli aiuti, e la struttura sanitaria non può assolutamente essere installata perché – come ricordato anche dall'ONU – a Gaza non ci sono più luoghi sicuri: "Al valico di Rafah non vengono fatte passare bombole d'ossigeno, generatori di corrente, bisturi per i chirurghi o materiale per la costruzione di tende per gli sfollati. Israele non lascia entrare nessun oggetto metallico, quindi buona parte del materiale viene respinto".

La sostanziale assenza di ospedali, sommata a quella di acqua potabile e al sovraffollamento dei rifugi, sta facilitando la diffusione di malattie infettive. Spiega ancora Valastro: "Il rischio che si diffondano epidemie è concreto ed è dovuto anche alla mancanza di acqua pulita. Anche per questo non poter far entrare a Gaza i potabilizzatori – che abbiamo in abbondanza – è un problema serio. Anche i potabilizzatori di acqua sono metallici e il loro ingresso viene impedito".

Centinaia di tonnellate di aiuti umanitari sono dunque fermi in Egitto perché le autorità israeliane ne impediscono la distribuzione: una frustrazione per gli operatori della Mezzaluna Rossa Palestinese, che ogni giorno lamentano l'impossibilità di fornire un'assistenza minimamente efficace. E, come se non bastasse, vengono presi di mira dai raid dell'aviazione di Tel Aviv: "Quest'anno – commenta Rosario Valastro – si celebra un compleanno molto amaro, il 160esimo anno dalla Convenzione di Ginevra che tra i vari principi stabilì che gli operatori sanitari non devono essere attaccati durante un conflitto. Invece quello che sta accadendo sistematicamente è che medici, infermieri e mezzi di soccorso della Mezzaluna Rossa Palestinese vengono colpiti".

Un appello – quello a risparmiare dai raid almeno le ambulanze e gli ospedali – a cui si associa anche Tommaso Dalla Longa, portavoce della Federazione Internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa (IFRC). "I combattimenti devono finire per poter intervenire come abbiamo fatto durante i giorni della tregua di qualche settimana fa. La politica e i diplomatici devono decidere lo strumento migliore, uno di questi è il cessate il fuoco", dice a Fanpage.it . "Chiediamo a tutte le parti in conflitto e ai vari partner l'accesso sicuro degli aiuti umanitari a tutta la Striscia di Gaza e la creazione di condizioni di sicurezza per tutti. Ovviamente va tutelata l'incolumità dei civili, ma vanno protetti anche ospedali e ambulanze. La scorsa settimana sono stati uccisi quatto colleghi della Mezzaluna Rossa Palestinese: l'ambulanza sulla quale stavano trasportando due pazienti è stata colpita, sono morti tutti e sei".

Tommaso Dalla Longa, portavoce dell'International Federation of Red Cross
Tommaso Dalla Longa, portavoce dell'International Federation of Red Cross

Prima della guerra nella Striscia di Gaza entravano quotidianamente 5-600 camion: oggi, nel pieno del conflitto, Israele ne lascia passare poche decine o al massimo un centinaio al giorno. Talvolta nessuno. Impossibile in queste condizioni fornire un'assistenza minimamente dignitosa e adeguata. "La situazione umanitaria nella Striscia di Gaza – aggiunge Dalla Longa – è oltre che catastrofica. Non ci sono più aggettivi per descrivere quello che sta accadendo, se non che lo troviamo inaccettabile. Nel nord della Striscia di Gaza non esistono più ospedali, nel sud sono ormai pochissimi e scarseggiano medicinali e carburante, essenziale per fornire energia elettrica. I pazienti sono talmente tanti che i farmaci finiscono prima che siamo in grado di portarne di nuovi".

La seconda preoccupazione è quella legata alla diffusine di epidemie: "Con migliaia di persone che vivono in strutture non adeguate, ad esempio scuole sprovviste di impianti di riscaldamento e con pochissimi servizi igienici, le malattie respiratorie e gastro-intestinali si stanno propagando come un incendio. A Gaza anche una banale influenza può diventare letale, per non parlare delle persone malate da prima della guerra, ad esempio i dializzati, che rischiano di morire perché non hanno accesso a nessuna cura. La situazione, lo ripeto, è catastrofica. E per noi è estremamente frustrante: sappiamo come alleviare tutta questa sofferenza, ma ci viene impedito di farlo".

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