Israele colpisce obiettivi di Hezbollah dopo l’uccisione di 12 bambini in un campo di calcio nel Golan
Il rischio di un'escalation del conflitto tra Israele ed Hezbollah si fa sempre più alto. Dopo l'attacco sulle alture del Golan – occupate dallo Stato Ebraico – che ha causato ieri la morte di 12 bambini e ragazzi che stavano giocando in un campo di calcio e il ferimento di altre trenta persone l'IDF ha lanciato una serie di raid nel sud del Libano contro sette obiettivi del "Partito di Dio", che dal canto suo ha negato ogni responsabilità.
Il primo ministro Netanyahu – ancora negli Stati Uniti – si è subito messo in contatto con il suo governo ed ha accelerato il rientro in Patria convocando un gabinetto di sicurezza. Le tensioni delle ultime ore potrebbero potenzialmente scatenare una guerra totale tra Israele e Hezbollah, le cui forze si sono reciprocamente scambiate colpi di arma da fuoco fin dallo scoppio della guerra tra Israele e Gaza in ottobre, mantenendo tuttavia il livello della conflittualità sotto controllo onde evitare un'escalation.
L'attacco di ieri in un campo di calcio della città di Majdal Shams – dove vivono circa 25mila membri del gruppo etnico e religioso druso di lingua araba – ha causato la più grave perdita di vite umane al confine settentrionale di Israele dallo scoppio della guerra, il 7 ottobre, e rischia di innescare una reazione a catena in tutto il Medio Oriente. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha immediatamente promesso rappresaglie contro Hezbollah, affermando che il gruppo "pagherà un prezzo alto", e nel volgere di poche ore l'aeronautica militare israeliana ha dichiarato di aver colpito "obiettivi terroristici", tra cui "depositi di armi e infrastrutture terroristiche" nel sud del Libano. Nel frattempo sono stati resi noti i nomi della giovanissime vittime del razzo presumibilmente lanciato dal Libano su un campo di calcio del villaggio druso-israeliano a Majdal Shams, sulle alture del Golan: Alma 11 anni, Millar 10, Vinis 11, Izil 12, Yazen, 12 anni, Johnny 13 anni, Amir, 16, Naji 11, Fajr 16 anni, Hazem 15, Nazem 15 anni.
Il colonnello Avichay Adraee, portavoce in lingua araba dell'IDF, ha affermato che l'attacco a Majdal Shams è stato diretto da Ali Muhammad Yahya, comandante di un sito di lancio di razzi nell'area di Chebaa nel Libano meridionale. "Nonostante i suoi tentativi di negare, Hezbollah è responsabile del massacro a Majdal Shams e dell'uccisione di bambini e ragazzi sul campo di calcio", ha ribadito Adraee. Un altro portavoce dell'IDF, ammiraglio Daniel Hagari, ha detto che il razzo lanciato contro Majdal Shams era un razzo Falaq 1 di produzione iraniana, la cui testata trasporta oltre 50 chili di esplosivo. Hagari ha affermato che un tale razzo è solo nelle mani di Hezbollah, aggiungendo che il gruppo terroristico aveva "effettuato il lancio dall'area di Chebaa in Libano". Hagari ha anche nominato il comandante di Hezbollah che ha guidato il fuoco come "Ali Muhammad Yihye".
Dal canto suo Mohammad Afif, un alto funzionario di Hezbollah, ha invece negato la responsabilità per l'attacco che ha colpito Majdal Shams. In una dichiarazione rilasciata alla Reuters il gruppo militante ha affermato di non avere "assolutamente nulla a che fare con l'incidente", aggiungendo di aspettarsi ora "un pesante attacco" da parte di Israele. Anche il governo libanese ha condannato l'attacco, tra i timori di un'escalation del conflitto regionale. "Prendere di mira i civili è una flagrante violazione del diritto internazionale", ha affermato in una nota ufficiale, chiedendo "una cessazione immediata delle ostilità". L'inviato delle Nazioni Unite Tor Wennesland ha denunciato la strage di bambini a Majdal Shams e ha invitato tutte le parti alla moderazione. "Il Medio Oriente è sull'orlo del baratro; il mondo e la regione non possono permettersi un altro conflitto aperto", ha scritto su X.