Israele chiude ambasciata a Dublino dopo il sostegno dell’Irlanda all’accusa di genocidio a Gaza
Israele chiuderà la sua ambasciata a Dublino a causa delle "politiche anti-israeliane estreme" del governo irlandese. È quanto ha dichiarato il ministro degli Esteri israeliano Gideon Saar. La settimana scorsa, infatti, l'Irlanda aveva annunciato il suo appoggio all'azione legale del Sudafrica, che ha accusato Tel Aviv di genocidio, presso la Corte penale internazionale.
Secondo il ministro degli Esteri israeliano, "le azioni e la retorica dell'Irlanda si basano sulla delegittimazione e demonizzazione dello Stato ebraico, unite a palesi doppi standard" e "l'Irlanda ha superato tutte le linee rosse".
Già a maggio Tel Aviv aveva richiamato l'ambasciatore a Dublino per consultazioni quando il governo irlandese aveva fatto sapere di aver riconosciuto formalmente, assieme a Spagna e Norvegia, lo Stato di Palestina. Con l'appoggio del Paese alla Cpi sul tema del mandato d'arresto nei confronti di Benjamin Netanyahu e Yoav Gallant con l'accusa di crimini di guerra a Gaza, per il governo israeliano l'Irlanda ha oltrepassato il limite.
Il primo ministro irlandese Simon Harris si è rammaricato della decisione di chiudere l'ambasciata a Dublino e ha respinto le accuse da parte di Saar. "Una decisione davvero deplorevole da parte del governo Netanyahu", ha scritto su X.
"Respingo categoricamente le affermazioni secondo cui l'Irlanda sarebbe anti-Israele. L'Irlanda è per la pace, per i diritti umani e per il diritto internazionale. L'Irlanda vuole la soluzione a due stati e che Israele e Palestina vivano in pace e sicurezza. L'Irlanda si esprimerà sempre a favore dei diritti umani e del diritto internazionale. Nulla ci distrarrà da questo", ha proseguito.
Critiche per l'ok di Israele al piano di espansione in Golan
Intanto, è di oggi la notizia secondo cui il governo di Tel Aviv ha dato il via libera al piano di espansione degli insediamenti sulle alture del Golan, con l'obiettivo di "raddoppiare il numero di residenti israeliani ella regione".
In una nota Netanyahu ha affermato che il piano – che costerà 11 miliardi di dollari – è orientato allo sviluppo demografico del Golan "alla luce della guerra e del nuovo fronte che in Siria si trova ad affrontare".
La decisione è stata criticata dal ministero degli Esteri siriano che l'ha definita "un'escalation pericolosa e senza precedenti", secondo quanto riporta Ynet.
Voci di condanna sono arrivate anche dai governi di Arabia Saudita e Qatar, con quest'ultimo che ha parlato di "un nuovo capitolo di una serie di attacchi israeliani contro i territori siriani e una palese violazione del diritto internazionale".
Dall'altra parte Netanyahu ha assicurato di non aver "alcun interesse a scontrarci con la Siria, definiremo la politica di Israele verso la Siria in base alla realtà sul terreno".