Islam, 6 anni, ultima vittima in Siria: due occhi bellissimi che han visto solo guerra e distruzione
Islam al Sdair aveva 6 anni. Nell'arco della sua breve vita, i suoi enormi occhi azzurri hanno sempre visto solo morte e distruzione. Fino a venerdì scorso, quando un colpo di artiglieria li ha spenti per sempre. La bimba è stata uccisa a Maaret al-Numan, nella provincia di Idlib. “Ogni notte mia figlia dormiva accanto a me – ha detto tra le lacrime il padre Mohammed – ora è sola. Ho passato tutta la notte accanto alla sua tomba”. Il proiettile che ha distrutto la loro casa ha ferito gravemente anche la madre e altri sette membri della famiglia, tra cui un piccolo di soli tre mesi.
“Nel momento dell’attacco, sua sorella gemella Rahim stava giocando in strada e Islam la voleva raggiungere. Quando l’ho rivista era morta”, è la disperazione del padre. Ora la loro vita è distrutta per sempre, così come la loro abitazione. "Questa era la mia terza e ultima casa – ha continuato Mohamed di 57 anni – ormai non siamo al sicuro in nessun posto. Ieri sera, è stata colpita la casa dei nostri vicini”. Il padre di Islam e Rahim continua a chiedersi il perché di tanto accanimento contro i civili. “Non si può lottare contro il terrorismo uccidendo bambini. Quello che Assad e Putin stanno facendo qui a Idlib sono crimini mirati contro i civili". L’inseparabile sorella gemella Rahim continua a chiedere di Islam. “Da venerdì non fa altro che pregarmi di riportarla indietro – ha concluso il papà – non riesce più a dormire. Vuole vedere Islam”.
Dentro un bus o in un anfratto: le "case" delle famiglie sfollate
Tutti gli appelli al rispetto delle diritto internazionale umanitario e a salvaguardare la vita dei civili sono caduti nel vuoto. Di fronte alla passività del Consiglio di Sicurezza dell'Onu e all'impotenza delle principali potenze, ai siriani non è rimasta che un’alternativa: abbandonare le proprie case e allontanarsi il più lontano possibile dalla violenza. Sono già oltre 630mila i disperati in fuga, secondo l’ultimo report dell'Onu. Per molte famiglie sono state adibite a rifugio persino quelle poche scuole che non sono state danneggiate, mettendo però a rischio l’inizio dell’anno scolastico per migliaia di bambini.
Ma per tantissimi siriani la realtà è ancora più dura. Come nel caso di Umm Joumaa, una vedova sfollata da Hama, e i suoi sei figli. La loro nuova casa è un autobus fuori uso, abbandonato alle porte del villaggio di Birat Armanaz. La donna di 44 anni cerca come può di rendere meno insopportabile la vita ai suoi bambini costretti a mangiare, giocare e dormire tra le ferraglie arrugginite del mezzo. O come Abu Ahmad, un padre di 49 anni che, assieme ai suoi tre figli, si è creato un giaciglio improvvisato dentro una grotta nel villaggio di Kafr Lusin, vicino al confine tra Siria e Turchia. Sono scappati da Tarmala, a sud del capoluogo di Idlib, e adesso cercano come possono di sopravvivere in un anfratto.
Il governo siriano, e la Russia sua alleata, hanno dichiarato il 31 agosto scorso un cessate il fuoco sulle provincie nord-occidentali, obiettivo dell’offensiva iniziata a fine aprile. Le aree a nord di Aleppo e Hama e l’intera Idlib sono gli ultimi bastioni ancora in mano alle forze ribelli, tra cui le milizie jihadiste di Hay’at Tahrir al-Sham, costola di Al Qaeda in Siria. In quattro mesi, d’accordo con i dati diffusi dalle Nazioni Unite, sono morti oltre mille civili: 213 erano donne e 304 bambini. Sono stati rasi al suolo almeno 17 centri abitati, colpiti ospedali, scuole e infrastrutture vitali per oltre tre milioni di persone che vivono nella provincia di Idlib, molte delle quali già sfollate diverse volte nel corso di questa interminabile guerra iniziata nel marzo 2011.
L’amnistia di Assad: l’ultima offerta prima dell’offensiva finale
Mentre ad Ankara è in corso un vertice trilaterale tra Turchia, Russia e Iran per discutere sulla situazione ad Idlib, il presidente siriano Bashar al Assad ha firmato un decreto con cui offre un’amnistia generale ai ribelli che si sono macchiati di “crimini contro lo Stato”. Questa misura si va ad aggiungere all'apertura di corridoi umanitari per permettere ai civili di abbandonare le aree. Finora, però, quasi nessuno ne ha approfittato. “Sono i terroristi ad impedire ai civili di lasciare le città”, è la versione di Damasco. Ma in molti temono che, una volta consegnatesi alle forze di sicurezza siriane, finiscano per scomparire per sempre in una prigione. Il direttore di Human Rights Watch, Kenneth Roth, ha commentato così l’offerta di Assad. “Mentre il presidente Assad concede amnistie, perché non rilascia decine di migliaia di persone che languiscono senza accusa nei suoi centri di detenzione dove si tortura e uccide”.
L’atto di clemenza di Assad, come già accaduto con altre amnistie concesse in passato, potrebbe essere l’ultima offerta ai ribelli per convincerli a deporre le armi. In caso di rifiuto, la risposta non lascia spazio all'immaginazione: raid aerei, bombe e morte. E a farne le spese saranno altre bambine come Islam o Rahim, uccise davanti agli occhi del mondo in questa interminabile guerra.