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Isis, non sono le minacce sui muri di Sirte a fare paura

“Da qui, con l’aiuto di Allah, approderemo a Roma” è una delle scritte che campeggiano per strada a Sirte, ma quello che più preoccupa è la convinzione dei servizi segreti di Tripoli che lo Stato islamico abbia una cellula attiva nel Milanese.
A cura di Redazione
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Uno dei momenti della battaglia di Sirte (@REUTERS/Goran Tomasevic).
Uno dei momenti della battaglia di Sirte (@REUTERS/Goran Tomasevic).

La bandiera dell'Isis che, secondo i video propagandistici dei terroristi, deve issarsi sulla Capitale è tema ricorrente che appare anche sui muri dei palazzi di Sirte, la città che era diventata centro del Daesh in Libia. Si legge "da qui, con l’aiuto di Allah, approderemo a Roma", una scritta che conferma le già note intenzioni degli estremisti islamici e che assegnava a Sirte un ruolo di primo piano. Da lì si puntava a controllare la Libia e questo doveva essere il paese da cui si sarebbe giunti alla conquista di Roma e quindi dell'Europa intera. I miliziani della bandiera nera combattono, resistono, ma sostanzialmente ripiegano. Eppure, secondo quanto rivelato nel quartier generale dei servizi segreti libici al Corriere, una semina già c'è stata: "Abbiamo individuato numerosi riferimenti al vostro Paese, soprattutto su elementi libici, tunisini e sudanesi che agiscono nel Milanese", spiegano i libici sollecitando una maggiore cooperazione tra le forze di Tripoli e quelle europee. Da Sirte si è partiti alla volta del Vecchio continente oppure verso le regioni africane maggiormente destabilizzate dal fondamentalismo. In Sudan o in Nigeria, ad esempio, sarebbe partito Abu Nasim, aiutato dai miliziani del Boko Haram, il gruppo che ha rapito i quattro tecnici italiani lo scorso anno, due dei quali morirono in uno scontro a fuoco.

In quanto quartier generale dell'Isis in un paese strategico per fare da ponte verso l'Europa, Sirte è luogo di intense indagini. Dopo la conquista le truppe di Tripoli raccolgono prove e testimonianze, cercano di ricostruire le fila degli spostamenti di alcuni terroristi e le intenzioni. Di certo, in questa roccaforte di Gheddafi, l'Isis non ha mai rinunciato a fare propaganda ideologica e a tenere aperto il reclutamento per nuovi miliziani e – sopratutto – martiri suicidi. Intanto, un po' ovunque, i quaderni rivenuti forniscono informazioni preziose ai guerriglieri in debito di armi "industriali": istruzioni dettagliate su come costruire una bomba con i fertilizzanti e detonatori con batterie delle auto. Scritte, queste, ben più pericolose delle minacce che campeggiano sulle mura di una città distrutta.

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