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Isis, gli abitanti di Mosul: “Siamo costretti a mangiare cani e gatti per sopravvivere”

Il drammatico racconto di un abitante della città iraqena da anni roccaforte del Daesh: “Andiamo nelle case distrutte, dove ci sono ancora i cadaveri che attraggono gli animali. In quel momento li catturiamo”.
A cura di Biagio Chiariello
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Mosul, la roccaforte dell'Isis, è ormai ridotta a un cumulo di macerie. E così gli abitanti del città irachena controllata dal Daesh sono costretti a mangiare “cani, gatti ed erba” per sopravvivere. A denunciarlo è uno di loro, Sufian Ahmed, raggiunto dal quotidiano panarabo con sede a Londra Araby al Jadeed, come riporta il Fatto Quotidiano. “Gli abitanti del mio quartiere, che è nelle mani di Daesh (acronimo dispregiativo con cui è indicato Isis in arabo), hanno mangiano cani, gatti, l’erba e le foglie cadute dagli alberi per sopravvivere alla fame”, afferma Sufian. “Speravamo che i jet iracheni lanciassero pane al posto dei volantini. E alla fine quei volantini sono stati usati per accendere il fuoco per scaldare l’acqua con cui bollire l’erba e le foglie prima di essere mangiate”, ha spiegato l’uomo, sottolineando che “la gente muore di fame: non conosciamo quale sarà il nostro destino: se morire di fame, sotto una bomba o uccisi dall’Isis”.

A confermare tutto è un altro abitante di Mosul, Abu Jaber, che spiega anche come fanno a catturare i cani, quasi se fossero animali da cacciare: “Andiamo nelle case distrutte, dove ci sono ancora i cadaveri che attraggono gli animali. In quel momento li catturiamo. Le donne e i bambini hanno la priorità per mangiare. Ma non gli mostriamo come macelliamo gli animali”. Sono davvero angoscianti le parole di Abu: “Non sappiamo quando moriremo ma cerchiamo di vivere il più a lungo possibile”.

Ma a Mosul non scarseggia solo il cibo. Complicato è anche trovare medicinali, come afferma un medico, in forma anonima per paura di ritorsioni da parte degli stessi jihadisti: “Le operazioni” comprese la rimozione di proiettili e schegge vengono fatte senza anestesia “perché non abbiamo medicinali”. Inoltre tutto il personale medico “costretto a prestare soccorso anche ai combattenti dell’Isis: se si rifiutano  vengono considerati apostati, alleati del nemico”.

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