Isis decapita giornalista americano. La Casa Bianca: “Video autentico”
Il filmato della decapitazione del giornalista americano rapito in Siria nel 2012, James Foley, da parte dei jihadisti dell'Isis “è autentico". Lo ha comunicato direttamente la Casa Bianca. Il video, nel quale i terroristi minacciano anche un altro reporter, Steven Joel Sotloff, anch'egli rapito in Siria, è già stato rimosso dalla Rete. Ad assicurare dell’autenticità del filmato è la portavoce del Consiglio nazionale per la Sicurezza della Casa Bianca, Caitlin Hayden. "Siamo inorriditi dall'uccisione brutale di un giornalista americano innocente", ha aggiunto la Hayden, precisando che "l'intelligence Usa sta lavorando per determinare l'autenticità del video postato dall'Isis sulla decapitazione di James Foley". E ha aggiunto: "Esprimiamo le nostre più sincere condoglianze alla famiglia e agli amici". "Non siamo mai stati così orgogliosi di nostro figlio. Ha dato la sua vita cercando di rivelare al mondo la sofferenza del popolo siriano", ha detto Diane Foley, madre di James Foley. "Supplichiamo i rapitori di risparmiare la vita degli altri ostaggi. Sono innocenti, come lo era Jim. Non hanno controllo della politica del governo americano in Iraq, Siria o in altri parti del mondo", si legge sul profilo Facebook di Diane.
Il presidente Obama: "Faremo giustizia"
"Quando viene fatto del male a degli americani ovunque nel mondo, noi facciamo ciò che è necessario per far si che venga fatta giustizia", ha affermato Barack Obama in una breve dichiarazione sul barbaro assassino del giornalista. Il presidente degli Usa ha spiegato di aver chiamato la famiglia del reporter. E poi ha aggiunto: il "mondo è inorridito: l’Isis non parla di religione. Le loro vittime sono in massima parte musulmani e nessuna fede insegna alla gente a massacrare gli innocenti".
Chi era James Foley
James Foley era stato rapito il 22 novembre 2012. Sempre puntuali i suoi reportage e video dal nordovest della Siria, teatro di scontri tra ribelli e regime di Damasco da ormai 3 anni e mezzo. 40 anni, lavorava come freelance per il GlobalPost ed era stato rapito vicino alla città di Taftanaz, insieme al suo autista e al suo traduttore, che sono poi stati rilasciati. Foley era già reporter di guerra in Afghanistan e Libia. Nell'aprile 2011 era già stato vittima di un rapimento proprio in Libia, ad opera di un gruppo di sostenitori del regime di Gheddafi. Con lui erano stati prelevati altri due giornalisti, l'americana Clare Gillis e lo spagnolo Manu Brabo, mentre un quarto, il sudafricano Anton Hammerl, era stato ucciso. Dopo 44 giorni erano stati liberati. Stavolta Foley non è stato così fortunato.