Is, iniziati i raid USA in Siria. Obama: “Ci vorrà tempo per portare a termine la missione”
In Italia erano le 2 e 30 del mattino quando gli Stati Uniti e almeno altri cinque Paesi arabi hanno dato il via all'offensiva contro lo Stato islamico. I raid, effettuati sia con cacciabombardieri che con batterie missilistiche, sono stati effettuati in Siria e a darne il via libera sarebbe stato Barack Obama, che ha agito con la collaborazione degli alleati del Bahrein, Qatar, Arabia Saudita, Giordania ed Emirati Arabi Uniti. Alcune fonti riportano di un coinvolgimento dell'aeronautica australiana.
Raid USA: colpiti centri di addestramento dell'IS e arsenali
L'operazione ha avuto una durata di un'ora e mezza ma ovviamente verrà ripetuta nei prossimi giorni. Missili Tomahawk sono stati lanciati dalle navi da guerra nel Golfo Persico e nel Mar Rosso e i bombardamenti hanno interessato le roccaforti dell'Isis nei pressi di Raqqa, considerata città simbolo del califfato. Nel mirino degli Stati Uniti sarebbero finiti soprattutto campi di addestramento, centri logistici e arsenali contenenti armi e munizioni. Gli abitanti di Raqqa hanno riferito – soprattutto via Twitter – del passaggio degli aerei da guerra USA e delle frequenti esplosioni, mentre il generale Martin Dempsey, alto funzionario dell'Esercito americano, ha dichiarato: "Siamo pronti a colpire ogni obiettivo dell’Isil che possa indebolire la capacità offensiva dello Stato islamico". "Le forze militari Usa e delle Nazioni partner stanno conducendo azioni militari contro terroristi dell’Isil in Siria", ha confermato John Kirby, portavoce del Pentagono, che non è stato in grado di fornire maggiori dettagli sull'operazione e sui primi obiettivi raggiunti.
Obama: "La battaglia contro l'Isis non riguarda solo gli USA"
Il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama, in procinto di partire per New York, dove domani si apre il dibattito all'Assemblea generale dell'Onu, ha commentato il primo raid americano in Siria: "Chiunque cerca di danneggiare, colpire l'America non verrà tollerato e non gli verrà dato modo di rifugiarsi in alcun luogo nel mondo". Obama ha aggiunto che "ci vorrà tempo per portare a termine la missione" contro lo Stato islamico che, comunque "non riguarda soltanto gli Stati Uniti d'America"
Primo intervento militare straniero in Siria dall'inizio della guerra
L'attacco statunitense al cuore dell'IS è il primo intervento di una coalizione internazionale da quando è iniziata la guerra in Siria, nel 2011. Gli USA sono stati spinti a intervenire alla luce dell'avanzata dello Stato Islamico, che di fatto nel corso degli anni ha conquistato consensi sempre maggiori tra i ribelli. Obama ha fortemente puntato sulla collaborazione degli alleati Bahrein, Qatar, Arabia Saudita, Giordania ed Emirati Arabi Uniti, nella convinzione che in questo modo non potrà essere accusato di aver mosso guerra all'Islam. Non sono poche però le perplessità: alcuni dei paesi citati, infatti, risultano essere quelli da cui provengono i maggiori finanziamenti allo Stato Islamico.
L'Isis: "Pronti a rispondere ai raid"
Ai bombardamenti americani in Siria gli jihadisti sunniti sono pronti a rispondere: a renderlo noto sono stati i leader dell'Isis, che oltre a puntare il dito contro gli USA hanno accusato l'Arabia Saudita di tradimento: "A questi attacchi ci sarà una risposta. I figli di Saloul (dizione dispregiativa per indicare la famiglia reale saudita, ndr) sono coloro che ne hanno la colpa. E' accaduto a causa loro".