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Iraq, scoperte duecento fosse comuni dellʼIsis: “Tra 6 e 12mila cadaveri allʼinterno”

La raccapricciante “eredità” del Daeshi. La maggior parte si trova nelle province di Ninive, Kirkuk, Salah-ad-Din e Anbar. Fra le vittime anche donne, bambini, anziani, disabili e membri delle forze di polizia irachene. “Sono la prova di un possibile genocidio” dicono i rappresenti dell’ONU.
A cura di Biagio Chiariello
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I resti umani di migliaia di persone, probabilmente tra 6 e 12mila, sono stati individuati nella regione irachena controllata dall'ISIS, all’interno di oltre duecento fosse comuni. È quanto emerge dal rapporto presentato dall'ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani. "La maggior parte si trova nelle province di Ninive (95), Kirkuk (37), Salah-ad-Din (36) e Anbar (24). Secondo le stime dell'UHCHR in questi luoghi possono essere sepolti da 6000 a più di 12.000 vittime", si legge nel rapporto. Gli esperti suggeriscono che in queste regioni possono essercene ancora. All’interno sarebbero stati rinvenute donne, bambini, anziani, persone con disabilità, ma anche membri dell'esercito iracheno della polizia, oltre ad alcuni dipendenti stranieri.

Al momento della pubblicazione del rapporto, gli esperti avevano scoperto 23 fosse con 1258 cadaveri. Si sottolinea che tutti i resti umani “sono estremamente importanti” per determinare la natura dei reati, compresi quelli che possono essere considerati come “crimini contro l'umanità e genocidio”. "Queste tombe contengono i resti di chi è stato ucciso a sangue freddo perché non ha seguito l'ideologia dell'ISIS, ma anche rappresentanti di minoranze etniche e religiose. Le loro famiglie hanno il diritto di sapere cosa è successo ai loro cari. Verità, giustizia e riparazione sono estremamente importanti al fine di pagare i crimini commessi" ha detto l'alto commissario ONU per i diritti umani, Michelle Bachelet.

"Le fosse comuni documentate nel nostro rapporto sono un testamento di una straziante perdita umana, di una profonda sofferenza e di una scioccante crudeltà – ha detto il rappresentante Onu in Iraq, Jan Kubis – stabilire le circostanze di queste enorme perdita di vite umane sarà un passo importante nel processo di lutto delle famiglie e nel loro cammino per vedere riconosciuti i loro diritti a verità e giustizia". Una drammatica scoperta che però potrebbe "contenere importante materiale forense" utile a "garantire indagini credibili, processi e condanne conformi agli standard internazionali". Perché, si legge nel rapporto, per tre anni i jihadisti hanno perpetrato "violazioni sistematiche dei diritti umani e del diritto umanitario – atti che possono costituire crimini di guerra, crimini contro l'umanità e un possibile genocidio".

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