Iraq nel caos: la maggioranza scarica al-Maliki mentre i jihadisti avanzano
UPDATE: Haider al-Abadi nuovo Premier designato – Nonostante le tensioni e lo schieramento di forze armate a Baghdad, Al Maliki è stato scaricato anche dalla sua maggioranza che ha incaricato come nuovo Premier Haider al-Abadi. Al-Abadi, neo-vice presidente del Consiglio dei Rappresentanti, il Parlamento uscito dalle elezioni legislative, infatti ha ricevuto l'appoggio di 130 parlamentari dell'Alleanza nazionale sciita, che conta in tutto 180 seggi. Alla fine quindi ha ricevuto ufficialmente l'incarico di formare il nuovo governo dal presidente iracheno Fuad Masum contro cui si è schierato Al Maliki denunciando una violazione della Costituzione. Pieno sostegno al nuovo Premier anche da parte degli Usa. "Gli Stati Uniti sono pronti ad appoggiare un nuovo e inclusivo governo iracheno, soprattutto nella sua battaglia contro l'Isis" ha affermato infatti Brett Mcgurk, il diplomatico del Dipartimento di stato incaricato per l'Iraq.
La situazione in Iraq sembra ormai precipitata e il Paese appare nel caos. Mentre i jihadisti dell'Isis avanzano a nord compiendo violenze e crimini contro la popolazione civile, a Baghad va in scena un durissimo scontro tra le autorità centrali con tanto di dispiegamento di forze armate nella capitale. A Baghdad infatti è stata una notte di tensione con le forze di sicurezza che hanno circondato la zona verde poco prima che il premier uscente, lo sciita Nuri Al Maliki, annunciasse in tv di voler denunciare il presidente Fuad Massum per violazione della Costituzione. Centinaia di uomini delle forze di sicurezza fedeli ad al Maliki hanno circondato la zona verde dove si trovano ambasciate e palazzi governativi, con un atto di forza molto pericoloso. Agenti di polizia, esercito e unità antiterrorismo si sono schierati intorno alla zona verde della capitale verso le 20.30 ora italiana imponendo posti di blocco e controlli serrati. Queste misure di sicurezza "sono molto insolite e assomigliano a quelle che si impongono in situazioni di emergenza" ha dichiarato un alto responsabile della polizia irachena .
Gli Stati Uniti scaricano Al Maliki e sostengono Massum
Secondo il primo ministro uscente Al Maliki, il presidente Massum non gli avrebbe affidato per tempo l'incarico di formare il governo nonostante la vittoria alle elezioni di aprile, "anteponendo le diatribe personali davanti agli interessi del Paese" e violando la Costituzione. Il premier ha dichiarato che non intende rinunciare al terzo mandato anche se il numero due del Consiglio dei Rappresentanti del Parlamento, Haider al-Abadi, ha annunciato che è vicino l'accordo tra i partiti per scegliere il successore di al Maliki. Intanto anche gli Stati Uniti e l'Onu scaricano Al Maliki dando pieno sostegno a Massum. "Sostegno pieno al presidente Fuad Massum come garante della Costituzione e uno dei candidati al posto del premier al Maliki che possa creare un consenso nazionale" ha affermato infatti l'incaricato americano, Brett McGurk. L'Onu invece ha invitato il primo ministro a rispettare "le responsabilità costituzionali del presidente della Repubblica".
Violenze dell'Isis contro i civili
Nel nord del Paese intanto però continua l'avanzata dell'Isis tra orrori, massacri e violenze. Almeno 500 civili appartenenti alla minoranza degli yazidi sono stati uccisi dai jihadisti, tra cui donne e bambini sepolti vivi, mentre molte altre donne sono state rapite per essere usate come schiave. Fortunatamente circa 20mila delle almeno 40mila persone appartenenti alla minoranza religiosa intrappolate da giorni sui monti di Sinjar sotto la minaccia dei jihadisti sono riusciti a scappare dopo il varco aperto dall'intervento americano. In migliaia però sono ancora bloccati nelle montagne e anche per questo gli aerei militari americani hanno paracadutato nuovi carichi di viveri e di acqua sulla zona.
"I cristiani si devono convertire all’Islam"
I cristiani che vogliono tornare alle loro case in Iraq dovranno convertirsi all'Islam. È l'avvertimento lanciato dall'Isis a tutte le minoranza non musulmane scacciate e perseguite nel nord dell'Iraq durante la loro avanzata militare nel Paese. Ai cristiani che vorrebbero tornare alle loro case di Mosul e nella piana di Ninive Othman diciamo "che possono tornare, saranno i benvenuti. Ma a una condizione: che si convertano all'Islam. Allora li accoglieremo da fratelli" ha spiegato infatti in un'intervista al Corriere della Sera Haji Othman, un rappresentante del Califfato in Iraq, aggiungendo che "se vogliono restare cristiani allora devono pagare la Jeziah", una tassa imposta alle minoranze non islamiche. "Questo è ancora nulla. Siamo solo all'inizio" ha poi minacciato Othman, assicurando: "Sino ad ora abbiamo utilizzato solo una minima parte delle forze che abbiamo a nostra disposizione. Voi non potete neppure immaginare quanto siamo forti". "Non abbiamo mai avuto paura degli americani, neppure quando nel passato eravamo più deboli" ha insistito il rappresentante dell'Isis che però rigetta le accuse di violenze sessuali sulle donne: "Sono i media che riportano queste falsità. Sono menzogne. Noi non facciamo queste cose".