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Iraq, Ministro: “L’Isis ha ucciso almeno 500 yazidi”

In Iraq è emergenza umanitaria: decine di migliaia di profughi, centinaia di vittime fra donne e bambini. E i raid Usa non si fermano.
A cura di Redazione
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UPDATE 14.50 – L'Isis avrebbe ucciso almeno 500 membri della comunità degli yazidi, alcuni ammassandoli in fosse comuni e seppellendoli vivi. Lo sostiene il governo iracheno che denuncia centinaia di episodi di orrore perpetrati dal gruppo estremista islamico nel nord dell'Iraq. La gravissima denuncia arriva i particolare dal ministro per i Diritti Umani iracheno, Mohammed Shia al-Sudani secondo il quale ci sarebbero prove certe dei crimini compiuti dall'Isis contro donne e bambini in fuga. Le testimonianze dei crimini sarebbero state raccolte proprio da chi è riuscito a fuggire al massaco. "Abbiamo prove eclatanti ottenute da yazidi scappati da Sinjar e da altri scampati alla morte" ha spiegato al-Sudani , aggiungendo: "Abbiamo immagini delle scene del crimine che mostrano senza possibilità di dubbio che le bande dell'Isis hanno giustiziato almeno 500 yazidi dopo aver preso d'assedio Sinjar". Durante l'Angelus, anche Papa Francesco è tornato sul dramma delle popolazioni del nord dell'Iraq. "Ci lasciano increduli e sgomenti le notizie giunte dall'Iraq. Migliaia di persone, tra cui tanti cristiani, cacciati dalle loro case in maniera brutale. Bambini morti di sete e di fame durante la fuga. Donne sequestrate. Violenze di ogni tipo. Distruzione di patrimoni religiosi, storici e culturali" ha dichiarato Bergoglio, ammonendo: "Non si fa la guerra in nome di Dio".

Non si fermano i raid statunitensi in Iraq, nonostante le rassicurazioni di Barack Obama sulla volontà di evitare in ogni modo un nuovo conflitto. È stato lo stesso comando centrale statunitense a comunicare portata e durata dei nuovi raid contro alcune postazioni militari direttamente riconducibili all'Isis: l'obiettivo resta quello di impedire l'arrivo dei miliziani ad Erbil, nel Kurdistan. Del resto, la situazione resta drammaticamente tesa anche al confine con la Siria, dove le truppe jihadiste tengono nella sostanza prigioniere migliaia di persone (in larghissima maggioranza yazidi). Proprio in questo senso non è dunque da escludersi una nuova escalation militare, che per il momento potrebbe concretizzarsi in una intensificazione dei bombardamenti su blindati e covi dei miliziani islamici. Ma, malgrado le rassicurazioni di Obama, non si può escludere alcun tipo di "soluzione alternativa".

Solo ieri, del resto, è stato resa nota una dichiarazione bellicosa del portavoce dello Stato islamico, Abu Musa (raccolta da Vice.com), che sfidava gli statunitensi "a non essere vigliacchi utilizzando i droni" e a mandare "i vostri soldati invece, quelli che abbiamo umiliato in Iraq. Lo faremo ovunque e alzeremo la bandiera di Allah sulla Casa Bianca". Una minaccia che in ogni caso testimonia la volontà di non recedere dall'avanzata nel paese, nonostante la reazione delle truppe statunitensi.

Nel frattempo resta l'emergenza umanitaria per migliaia di profughi appartenenti alle minoranze religiose nel mirino degli estremisti sunniti. I militari americani hanno paracadutato decine di tonnellate di viveri e medicinali, ma resta molto difficile raggiungere migliaia di persone in fuga sulle montagne. Le prime fonti ufficiali parlano di circa 100mila profughi che stanno disperatamente cercando un rifugio sui monti Sinjar.

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