Iran, Roya Heshmati rifiuta velo, punita con le frustate: “Li ho sfidati per tutte le donne”
![Immagine](https://staticfanpage.akamaized.net/wp-content/uploads/2024/01/Roya-Heshmati-1200x675.jpg)
Roya Heshmati è un'attivista iraniana che si oppone all'uso del velo obbligatorio a Teheran. È stata punita con 74 frustate per aver diffuso una sua foto senza l'hijab, cioè il velo. La condanna è stata eseguita lo scorso 3 gennaio: prima della flagellazione, la giovane si è di nuovo tolta il velo e si è rifiutata di indossarlo. Una dipendente del tribunale glielo avrebbe quindi messo di forza sulla testa.
”Accompagnata dal mio avvocato, sono entrata nell’ufficio del procuratore del Distretto 7 togliendomi deliberatamente l’hijab. Ignorando gli ordini dei funzionari, ho mantenuto la mia posizione”, ha raccontato Roya sul proprio profilo Facebook (ora inaccessibile). La ragazza ha paragonato il luogo delle frustate a una "camera di tortura medievale".
“Il giudice mi ha chiesto se se stavo bene e io sono rimasta in silenzio, mostrando la mia resistenza" ha proseguito. "Poi mi è stato ordinato di prepararmi per le frustate. Ho appeso il cappotto e la sciarpa, rifiutandomi di indossare l’hijab nonostante la loro insistenza. Quando sono iniziate le frustate, ho recitato in silenzio una poesia sulla liberazione e la resistenza. Nonostante il dolore, non lasciavo loro vedere la mia sofferenza”, rivendica. Roya è stata colpita sulla sua schiena, sui glutei e sulle gambe.
“Dopo la punizione”, conclude, “ho continuato a sfidare le loro richieste di indossare l’hijab, simbolo della mia ferma posizione contro l’oppressione. In nome delle donne, in nome della vita, le catene della schiavitù sono state spezzate”.
![La foto costata la condanna a Roya Heshmati](https://staticfanpage.akamaized.net/wp-content/uploads/2024/01/Roya-Heshmati-senza-velo.jpg)
L'attivista era stata condannata anche a un anno di reclusione con la sospensione della pena e al divieto di lasciare l'Iran per tre anni. Un controsenso, visto che il giudice incaricato dell'esecuzione della sentenza, racconta semprea Roya, le ha consigliato di "vivere all'estero per una vita differente" e si è sentito rispondere con la riaffermazione dell' "impegno per la resistenza" contro il regime degli ayatollah e contro la negazione dei diritti umani, per le donne in particolare, di cui l'obbligo del velo rappresenta sicuramente uno dei principali simboli.