Iran, Reyhaneh per ora è salva: ha firmato la richiesta di perdono
L’impiccagione di Reyhaneh Jabbari è stata sospesa. Si tratta della 26enne iraniana condannata a morte per aver ucciso, sette anni fa, l’uomo che voleva stuprarla. Reyhaneh Jabbari “ha firmato una richiesta di perdono” alla famiglia delle vittima, secondo quanto rivelano fonti della famiglia ad Aki – Adnkronos International. Le stesse fonti spiegano però che la mossa di Reyhaneh “non vuol dire che abbia accettato di negare di aver subito un tentativo di stupro”, come richiede la famiglia dell’uomo ucciso. Dunque, per il momento l’impiccagione è sospesa (la 26enne doveva essere giustiziata questa mattina), ma non è ancora chiaro in base a quale provvedimento e per quanto tempo. Per le fonti di Aki, ci sarebbe un interessamento diretto delle autorità iraniane, le quali temono che la vicenda posso portare loro discredito a livello internazionale. Secondo le stesse fonti, rimane la richiesta della famiglia della vittima di negare lo stupro.
La vicenda di Reyehaneh: per i parenti della vittima deve negare lo stupro
Reyhaneh Jabbari è stata condannata a morte per l’omicidio di Morteza Abdolali Sarbandi, un ex impiegato del ministero dell’Intelligence. La donna confessò subito l’omicidio dichiarando di aver agito per autodifesa ma non le è stato consentito di avvalersi di un avvocato durante la deposizione. Successivamente, dunque, la donna è stata condannata all’impiccagione. L’esecuzione della 26enne, detenuta da sette anni nel carcere di Rajaishahr, nei pressi di Teheran, era inizialmente prevista per la scorsa settimana, ma in seguito a una mobilitazione internazionale è stata rinviata di dieci giorni. La madre di Reyhaneh, Sholeh Pakravan, ha rivolto un appello anche alla autorità italiane e vaticane affinché intercedano per salvare la vita di sua figlia. Una fonte della famiglia Jabbari ha riferito ad Aki-Adnkronos International che i parenti della vittima avrebbero già perdonato a livello morale la ragazza “ma per annunciare formalmente il loro perdono insistono sulla necessità che lei neghi di aver mai subito un tentativo di stupro”.