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Proteste in Iran dopo la morte di Mahsa Amini

Iran, arrestate le attrici Hengameh Ghaziani e Katayoun Riahi: erano apparse in pubblico senza velo

Sono state arrestate in Iran le famose attrici Hengameh Ghaziani e Katayoun Riahi per aver espresso solidarietà ai manifestanti nell’ambito delle proteste scoppiate dopo la morte di Mahsa Amini: entrambe si erano mostrate in pubblico senza velo.
A cura di Ida Artiaco
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Non si fermano le proteste in Iran a oltre due mesi e mezzo dalla morte della 22enne Mahsa Amini. All'esercito di oltre 16mila arrestati, si sono aggiunte nelle ultime ore due famose attrici, Hengameh Ghaziani e Katayoun Riahi, accusate di aver sostenuto pubblicamente i manifestanti scesi in piazza da un angolo all'altro del Paese.

Le due donne sono accusate, nello specifico, di collusione e di aver agito contro le autorità iraniane. Entrambe in precedenza erano apparse in pubblico senza il velo, un gesto di solidarietà con i manifestanti che stanno scuotendo la Repubblica islamica.

Hengameh Ghaziani, 52 anni, e Katayoun Riahi, 60, sono state convocate in Procura e fermate per i loro post definiti "provocatori" sui social media.

Ghaziani, in particolare, ha postato lei stessa un video su Instagram, senza velo e in cui si voltava di spalle e si legava i capelli in una coda, per far sapere che era stata convocata dalla magistratura: "Forse questo sarà il mio ultimo post, da questo momento in poi, qualsiasi cosa mi accada, sappiate che come sempre sono con il popolo iraniano fino all'ultimo respiro", ha scritto.

La scorsa settimana aveva accusato il regime di aver "assassinato" oltre 50 minori. Tra di loro Kian Pirfalak, 10 anni, Artin Rahmani, 14 anni, e il coetaneo Sepehr Maghsoudi, morti a seguito di una raffica di proiettili che li avrebbero raggiunti a Izeh, nella provincia del Khuzestan: secondo le autorità gli autori del delitto sarebbero state dei "terroristi", ma per i genitori sono state proprio le forze di polizia statali.

Anche Katayoun Riahi, vincitrice di tre Hafez Awards, è stata arrestata nell'ambito della stessa indagine: a settembre aveva concesso un'intervista, a testa scoperta, all'Iran International Tv, emittente invisa al regime, con sede a Londra, durante la quale aveva espresso solidarietà alle proteste scaturite dalla morte di Mahsa Amini.

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