“Io e mio figlio vendiamo legna per 46 centesimi al giorno: mangiamo solo polvere di manioca”
![La visita di un'infermiera di Msf ad una donna incinta in Sud Sudan (Medici senza Frontiere)](https://staticfanpage.akamaized.net/wp-content/uploads/2018/11/sud_sudan_03.jpg)
“Se potessi usare le mie gambe, mio figlio non avrebbe bisogno di andare a prendere legna da ardere. Però questa è la nostra unica fonte di reddito: il bambino trova la legna e io lo vendo. Guadagno circa 300 franchi CFA (46 centesimi) al giorno, quanto basta per comprare un po’ di polvere di manioca da mangiare”. Philomene è disabile, soffre di distrofia muscolare. Due anni fa, un gruppo di uomini armati ha attaccato il suo villaggio nella Repubblica Centroafricana. Per lei e i suoi 6 bambini non è rimasta altra possibilità che darsi alla fuga e da un anno la loro nuova casa è in campo profughi. Il 70% del Paese africano è in mano a gruppi armati e, solo quest'anno, sono oltre 230mila gli sfollati in fuga dalle violenze.
“Perché attaccano i civili, qual è la nostra colpa? Siamo persone normali, non abbiamo armi, non abbiamo missili, non abbiamo nulla, siamo cittadini pacifici che cercano solo di sfamare i nostri bambini”, è il dramma di Mohammed, un yemenita padre di cinque figli. “Qui non c’è futuro. Questa è una catastrofe”. Queste due testimonianze raccontano tutta la sofferenza dei civili in un Paese in guerra. Le loro storie sono quelle di intere comunità spesso senza cibo né beni primari e costrette a fuggire per salvarsi la vita. “Quando scoppia un conflitto armato a pagare il prezzo più alto è la popolazione civile”, è il monito di Medici Senza Frontiere (Msf). Ma anche in guerra la vita continua, ricorda l'Ong.
I medici in prima linea curano le ferite, assistono pazienti con malattie comuni, aiutano le donne a partorire e, quando gli ospedali sono distrutti o sovraffollati, allestiscono sale operatorie, ambulanze, cliniche per cure di base, programmi nutrizionali e vaccinali. Lo fanno in luoghi devastati da combattimenti dove spesso gli stessi ospedali sono obiettivo delle bombe. In guerre “dimenticate”, lontane dai riflettori dei media, le attività di Msf riescono a portare un barlume di speranza in mezzo a tanta disperazione. Aiuti indispensabili come in Yemen o nella Repubblica Centrafricana, in cui più della metà della popolazione ha bisogno di assistenza umanitaria.
“Nel mondo di oggi sono le persone comuni a pagare il prezzo più alto di guerre che non combattono: famiglie, bambini, comunità intere a cui la guerra toglie tutto” dichiara Claudia Lodesani, presidente di Msf, con lunga esperienza nei conflitti armati. “Negli occhi dei nostri pazienti – aggiunge Lodesani – ho visto terrore e disperazione, le loro sofferenze sono devastanti. Intervenire in modo rapido, efficace e indipendente, portando le cure dove ce n’è più bisogno, come in una guerra, è una sfida senza pari che affrontiamo ogni giorno grazie all'aiuto dei propri sostenitori”.
![Alcuni pazienti dell'ospedale di Medici senza Frontiere in Yemen (Msf)](https://staticfanpage.akamaized.net/wp-content/uploads/2018/11/ottimo.jpg)
In Yemen, nel pieno di una guerra che ha causato una delle peggiori crisi umanitarie attualmente in corso, ci sono tre milioni di profughi interni, 22 milioni di persone che richiedono assistenza e più di 1 milione di persone colpite dal colera. Nell'ospedale di Taiz, città a sud-ovest del Paese mediorientale, i medici di Msf visitano ogni mese circa 2.000 donne in gravidanza che altrimenti non avrebbero accesso alle cure.
![Una mamma siriana e suo figlio nel nuovo ospedale di Msf in Libano (Medici senza Frontiere)](https://staticfanpage.akamaized.net/wp-content/uploads/2018/11/ok.jpg)
In Libano, secondo gli ultimi dati dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati, vivono quasi un milione di siriani fuga dalla guerra. Medici senza frontiere ha aperto a inizio ottobre un nuovo ospedale nella città di Bar Elias, a 20 chilometri dalla Siria. Una struttura sanitaria con 22 posti letto e 2 camere di isolamento specializzato in interventi di chirurgia ricostruttiva e rivolto principalmente ai rifugiati siriani e alle comunità vulnerabili libanesi.
![Centro medico di Msf nella Repubblica Centrafricana (Medici senza Frontiere)](https://staticfanpage.akamaized.net/wp-content/uploads/2018/11/car_01.jpg)
Tra le quattro maternità presenti a Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana, quella dell'ospedale di Castor gestito da Msf, è l’unica che offra assistenza gratuita alle madri e ai loro bambini. Nel 2017, questo centro medico ha fatto nascere quasi 6.300 bambini. “Abbiamo 12 progetti aperti in varie zone – afferma Gennaro Giudetti, un operatore umanitario – ma portare cure mediche qui non è facile perché alcune zone sono molto difficili da raggiungere anche a causa della mancanza di sicurezza”.
![Gli operatori umanitari di Medici senza Frontiere al lavoro in Sud Sudan (Msf)](https://staticfanpage.akamaized.net/wp-content/uploads/2018/11/ottima.jpg)
In Sud Sudan, lo Stato più giovane al mondo, in guerra praticamente da quando è nato, ci sono oltre 4 milioni tra rifugiati e sfollati. Secondo le Nazioni Unite, quasi la metà della popolazione lotta è a rischio carestia. E’ in questo contesto che opera il centro di salute gestito da Msf nel campo di Doro per rispondere ai bisogni sanitari di 50.000 sudanesi: cure neonatali, ma anche prevenzione dell'Hiv e altre malattie sessualmente trasmissibili, oltre al supporto per le vittime di violenza sessuale e di genere, che continuano ad essere una drammatica realtà quotidiana. “Un giorno in Sud Sudan ho visto un bambino gravemente malnutrito che stava spirando fra le braccia della mamma. Sono corso a chiamare un collega, ma era troppo tardi. Ho visto centinaia di bambini morire, ma quella volta non la scorderò mai: vedere la vita che se ne va così, in una manciata di minuti, è una sensazione impossibile da dimenticare. Ecco, questa è la guerra in Sud Sudan” è la testimonianza di Angelo Rusconi, operatore di Msf.
“Cure nel cuore dei conflitti” è la campagna di raccolta fondi lanciata da Medici senza Frontiere. Fino al 30 novembre, per sostenere le attività dell'organizzazione umanitaria, è possibile donare 2 euro con un sms, 5 o 10 euro al numero 45598 oppure online sul sito dell’Ong. Il ricavato andrà destinato all'ospedale materno-infantile di Taiz in Yemen; quello di Castor nella Repubblica Centrafricana; il centro di salute nel campo rifugiati di Doro in Sud Sudan e il nuovo ospedale chirurgico di Bar Elias in Libano.