Invasione di Locuste in Africa, allarme Fao: “13 milioni di persone rischiano la fame”
"Il fenomeno sta crescendo rapidamente e serve un intervento immediato per evitare una catastrofe umanitaria", così la Fao, l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura, ha lanciato l'allarme sulla devastante invasione di Locuste che da settimane ormai sta mettendo in ginocchio l'Africa distruggendo i raccolti di intere regioni. L’invasione di questi insetti ha già distrutto la maggior parte delle colture di cinque Paesi dell'Africa orientale Kenya, Somalia, Eritrea, Etiopia e Uganda, ma ora locuste e cavallette si stanno spostando ancora e il rischio è che possano stravolgere l’intero ecosistema locale riducendo alla fame intere popolazioni. L'infestazione in Kenya è la peggiore da 70 anni, mentre la Somalia e l'Etiopia stanno vivendo i loro peggiori focolai degli ultimi 25 anni
Le prime conseguenze dell'invasione di Locuste si sono fatte sentire anche in Tanzania, Yemen, Mozambico e Sudan e secondo la Fao, se non si interviene per tempo, oltre 13 milioni di persone rischiano la fame. Secondo l'organizzarne delle Nazioni Unite, infatti, "Tredici milioni di abitanti sono ad alto rischio e altri 20 sono coinvolti dalla crisi". Per gli esperti in effetti le distruzioni di raccolti e campi agricoli sono solo al'inizio perché il picco dell'invasione potrebbe esserci fra marzo e aprile interessando anche gli altri Pesi ora colpiti solo i parte. Una vera catastrofe biblica per paesi e popolazioni dove le carenze alimentari rappresentano già un grosso problema.
L'invasione di cavallette è iniziata già nel mese di dicembre quando i primi sciami si sono spostati dallo Yemen diffondendosi negli altri Paesi dell'Africa orientale. Si parla ora di 100-200 miliardi di esemplari in grado di percorrere anche 150 chilometri al giorno e che nella loro corsa divorano intere vegetazioni. La FAO sta cercando ora 76 milioni di dollari per mettere i campo strumenti adeguati per combattere le locuste "voraci" e proteggere i mezzi di sussistenza della popolazione locale. “In questa regione dove ci sono così tante sofferenze, così tante vulnerabilità e fragilità, semplicemente non possiamo permetterci un altro grande shock. Ed è per questo che dobbiamo agire rapidamente”, ha spiegato il dirigente Onu Mark Lowcock, sottolineando: "Abbiamo la possibilità di stroncare questo problema sul nascere, ma non è quello che stiamo facendo al momento e stiamo esaurendo il tempo a disposizione".