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Intruso alla Casa Bianca, la sicurezza di Obama ammette l’errore

Omar Gonzalez aveva scavalcato i cancelli ed era riuscito a entrare indisturbato nell’edificio armato di un coltello. Ora la numero uno del Secret Service al Congresso fa mea culpa: “Non succederà più”. Ma le critiche sono dure.
A cura di Biagio Chiariello
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“Mi prendo tutte le responsabilità di ciò che è successo. Quanto accaduto è inaccettabile e non capiterà mai più”. A parlare è Julia Pierson, la numero uno del Secret Service Usa, dopo le clamorose indiscrezioni riportate dal New York Times secondo cui l’intruso riuscito ad accedere indisturbato alla Casa Bianca, sarebbe arrivato ben oltre quanto riferito dalle autorità in un primo momento. Omar Gonzalez, l’ex soldato con problemi psichici,  è entrato infatti nell'edificio del Presidente degli Stati Uniti d’America correndo armato di coltello (in macchina sono stati trovati 800 proiettili e alcuni machete)  tra le diverse sale fino a quando è stato, bloccato nell'East Room. Pierson, diventata la prima donna a capo del corpo di élite votato alla sicurezza della famiglia Obama, anche in seguito a una serie di scandali che già avevano compromesso l'immagine della sicurezza della White House, ha sottolineato di “voler raddoppiare gli sforzi nei prossimi mesi perché certi episodi non accadano mai più. Stiamo valutando i passi da intraprendere”.

Dure critiche ai Secret Service Usa di Obama

Una sottolineatura che però non è a bastata ad evitare che molti membri del Congresso criticassero aspramente la gestione del Secret Service, definendo “gravissima” la serie di episodi che hanno “danneggiato la fiducia” di un gruppo che deve garantire la sicurezza dell'uomo più potente della Terra. Peraltro, secondo le fonti del Secret Service sentite dal Washington Post, l'allarme era stato scollegato dietro richiesta dell'ufficio del cerimoniale. L’aspetto più sconcertante della vicenda è che il sistema sarebbe stato disattivato semplicemente per il fatto che scattava spesso da solo creando fastidio. Le nuove rivelazioni del Washington Post sono destinate a far aumentare le critiche e le polemiche nei confronti del Secret Service Usa anche perché lo stesso quotidiano della Capitale ha evidenziato un altro episodio avvenuto nel 2011 che contribuisce ad ulteriori perplessità: lo stesso corpo d’elité avrebbe compreso solo dopo diversi giorni che gli spari esplosi all’esterno della Casa Bianca avevano raggiunto alcune finestre della Casa Bianca.

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