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Intervista ai parlamentari ucraini: “Siamo in guerra con la Russia da 2014, non rinunciamo a Nato”

L’intervista doppia di Fanpage.it ai due parlamentari ucraini Volodymyr Viatrovych (opposizione) e Yegor Chernev (maggioranza) sulle tensioni Russia-Ucraina.
A cura di Chiara Daffini
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A sinistra Volodymyr Viatrovych e a destra Yegor Chernev.
A sinistra Volodymyr Viatrovych e a destra Yegor Chernev.

Russia contro Stati Uniti. Ma in mezzo c’è l’Ucraina. Sei domande che il mondo si sta ponendo davanti al tip tap di notizie allarmanti-rassicuranti provenienti a ogni ora dal fronte ucraino-russo: hanno risposto per Fanpage.it due parlamentari ucraini: Volodymyr Viatrovych e Yegor Chernev. Il primo è uno storico deputato, affiliato al partito d’opposizione "Solidarietà Europea", che fa capo all’ex presidente ucraino Petro Poroschenko. L’onorevole Chernev, invece, fa parte della maggioranza parlamentare, militando nel partito “Servitore del popolo”, fondato dall’attuale presidente dell’Ucraina Volodymir Zelensky. Chernev è anche a capo della delegazione permanente ucraina all’Assemblea parlamentare della Nato.

La Russia invaderà l’Ucraina?

Viatrovych: «La Russia ha già invaso una parte dell'Ucraina nel 2014. Ha occupato e annesso la Crimea, ha organizzato regimi terroristici fantocci in alcune parti delle regioni di Luhansk e Donetsk. Ed è ovvio che l'attuale concentrazione di truppe lungo i confini dell'Ucraina consente alla Russia di effettuare un'altra ondata di aggressione in qualsiasi momento».

Chernev: «La Russia ha invaso l'Ucraina nel 2014, la guerra dura da otto anni ed è costata la vita a 14.000 ucraini. Tuttavia, poiché nel corso del tempo il Cremlino non è riuscito ad abbatterci e a costringerci alla resa, c'è il rischio che da guerra locale si trasformi in guerra su larga scala. Se questo accadrà dipende in modo decisivo anche da come si comporteranno l'Italia e gli altri Paesi occidentali. Abbiamo bisogno di armi e sono necessarie sanzioni più severe contro la Russia in caso di escalation militare».

Questa situazione si poteva evitare? Che responsabilità, nel bene o nel male, ha il governo ucraino nella gestione delle tensioni?

Viatrovych: «Se vuoi la pace, preparati alla guerra. Il governo potrebbe prevenire questa escalation con sforzi più attivi per rafforzare le capacità di difesa dell'Ucraina. Sfortunatamente, Volodymyr Zelensky, che divenne presidente proprio grazie alla promessa di porre fine alla guerra in modo facile e rapido, non ha prestato abbastanza attenzione al rafforzamento dell'esercito ucraino, all'acquisto e alla produzione di armi. Questo è uno dei motivi che incoraggia Putin all’escalation. Se vedesse uno stato che sta rafforzando attivamente le sue difese, si renderebbe conto che il costo dell'invasione sarebbe troppo grande e abbandonerebbe l'idea».

Chernev: «Questa situazione è stata programmata dal 1991, dal crollo dell'Urss. Già allora le persone intelligenti nel nostro paese capivano che la Russia non avrebbe mai accettato la perdita dell'Ucraina. E che ci avrebbe aspettati la guerra per l'indipendenza. Per molti anni la situazione è sembrata calma perché Mosca era sempre riuscita a portare al potere a Kiev dei regimi fedeli alla Russia e l'indipendenza dell'Ucraina rimaneva formale. Ma nel 2014, quando le forze filo-europee hanno vinto a Maidan e i politici filo-occidentali sono saliti al potere, la Russia ha cercato di riconquistare la sua influenza sull'Ucraina con la forza. E io, un uomo del tutto lontano dalla carriera militare, un civile, ho dovuto lasciare il mio lavoro e partire come volontario al fronte, perché l'esercito ucraino era stato deliberatamente distrutto dal regime filo-russo di Yanukovych. Da allora dura la nostra guerra per l'indipendenza. E la nostra colpa non è altro che voler essere liberi e vivere in un mondo democratico».

Che soluzione auspica per uscire dalla crisi?

Viatrovych: «L'adesione dell'Ucraina alla Nato, che garantisce la protezione del nostro Paese e metterà il punto finale ai tentativi della Russia di ripristinare la sua influenza sull’Ucraina».

Chernev: «Vorrei ripristinare la giustizia. Abbiamo il diritto alla pace, alla democrazia, al rispetto delle nostre libertà, alle scelte sul futuro del nostro paese, compreso il nostro desiderio di aderire alla Nato. E per ristabilire la giustizia contiamo in particolare sull'Italia, come uno dei Paesi chiave in Europa.

In caso di invasione, l’Ucraina è davvero “pronta a combattere”?

Viatrovych: «Sì, perché l'Ucraina è in guerra con la Russia dal 2014. La crescente minaccia degli ultimi mesi ha solo radicalizzato l'umore degli ucraini, che stanno seguendo corsi militari, arruolandosi nelle formazioni della difesa territoriale o dell'esercito. Gli ucraini opporranno la loro resistenza».

Chernev: «L'Ucraina combatte dal 2014. All'inizio, quando non avevamo un esercito, il popolo aveva assunto le funzioni dello Stato. I cittadini acquistavano le armi, le munizioni e partivano da ogni regione come volontari al fronte. Sono loro che hanno protetto dall'occupazione quelle regioni che la Russia aveva pianificato di prendersi fin dall'inizio. Migliaia di volontari hanno fornito alle nostre truppe cibo, vestiti, strumenti e tutto ciò di cui avevano bisogno. Se l'Ucraina era pronta allora a combattere senza nulla, oggi, grazie all'aiuto degli alleati occidentali, la nostra determinazione è diventata ancora più forte. Abbiamo un esercito più potente e armi moderne, ma soprattutto il popolo è già abituato al pericolo ed è pronto a essere ancora più attivo, rispetto al 2014, per difendere il Paese».

Come reputa sia gestita in queste settimane la comunicazione tra cittadini e istituzioni in Ucraina?

Viatrovych: «Purtroppo le autorità non comunicano in modo coerente con i cittadini, non spiegano i loro passi, entrano in inutili e persino nocive controversie con i paesi occidentali, accusandoli di eccessiva attenzione informativa agli eventi intorno all'Ucraina».

Chernev: «Lo Stato cerca di prevenire il più possibile il panico tra i cittadini, per non creare ulteriore pressione sull'economia del Paese. Ma i cittadini stessi si comportano con costanza e prudenza. Se c'è un elemento di preoccupazione, esso riguarda principalmente la ricerca di luoghi sicuri per donne e bambini. La maggior parte degli uomini sono intenzionati evacuare le famiglie più vicino al confine occidentale del Paese, in caso di escalation ,e tornare a difendere il Paese con le armi in mano».

L’Ucraina, secondo lei, dovrebbe rinunciare a entrare nella Nato?

Viatrovych: «Assolutamente no. È stato proprio il fatto che l'Ucraina non fosse membro e non abbia cercato di diventare un membro della Nato che ha portato alla perdita di una parte del territorio (Crimea, Donbas – che, ndr, in ucraino si scrive con una sola s, mentre la versione con la doppia s finale è russa) e ci ha messo sull'orlo di una possibile invasione russa su larga scala. Solo l'adesione alla Nato garantirà lo sviluppo di un'Ucraina indipendente e democratica».

Chernev: «Il regime filorusso di Yanukovich ha rinunciato all'adesione alla Nato e ha dichiarato la neutralità e tutto ciò si è concluso con un attacco da parte della Russia e con l’occupazione della Crimea e del Donbas. Quindi, questa opzione non è accettabile per noi, dobbiamo diventare membri della Nato. Ma se dieci anni fa avremmo potuto dare poco all'Alleanza, oggi possiamo diventare un donatore di sicurezza fondamentale. Abbiamo un esercito motivato, moderno e pronto al combattimento, 450.000 ucraini hanno combattuto nel Donbas e possiamo rafforzare in modo significativo la Nato».

(Traduzione di Oles Horodetskyy)

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