Shahbano, una mamma indiana, non smette di piangere. I medici le hanno appena detto che Farida, la figlia di otto anni, è morta. La piccola è deceduta martedì all'ospedale universitario Shri Krishna Memorial nel distretto di Muzaffarpur, a nord dello Stato indiano del Bihar. Farida è stata ricoverata con febbre alta e i dottori non hanno potuto fare nulla per salvarle la vita. Sonu, un altro bimbo di 5 anni, è in stato critico nel letto accanto a quello che fino a pochi giorni fa occupava Farida.
In un altro ospedale privato di Muzaffarpur, il Kejriwal, si consuma lo stesso dramma: genitori impotenti di fronte alla malattia repentina che ha colto i loro figli. In appena dieci giorni, sono più di 50 i bambini morti per sospetta sindrome da encefalite acuta (Aes), un’infezione virale che sembra sia legata al consumo di litchi, il frutto dalla polpa succosa coltivato in tutto lo Stato. Dal primo giugno, nei due centri sanitari oltre 150 piccoli sono stati ricoverati con forti mal di testa e febbre molto alta. Le condizioni di molti di loro sono gravi tanto che i medici temono che il bilancio dei morti possa salire ulteriormente. “I reparti di terapia intensiva pediatrica e altri reparti improvvisati dell'ospedale Shri Krishna Memorial e del Kejriwal sono pieni di bambini con sintomi da encefalite acuta. Se non riusciamo presto a contenere la malattia, nei prossimi giorni il numero delle vittime è destinato ad aumentare”, ha sottolineato un medico dell’ospedale universitario.
“Possiamo confermare che fino al 10 giugno i decessi sono stati 34”, ha dichiarato il responsabile del dipartimento per la Salute, RD Ranjan, in un incontro con i giornalisti durante un sopralluogo a Muzaffarpur. Ranjan ha però escluso che le morti siano dovute alla sindrome da encefalite acuta. “Le vittime sono state provocate da ipoglicemia – un improvviso abbassamento dei livelli di zucchero nel sangue o una carenza di sodio e/o potassio – causato dalle elevate temperature e un’intensa umidità”. Di fronte all'emergenza sanitaria, il primo ministro del Bihar, Nitish Kumar, ha predisposto l’invio a Muzaffarpur di un team di specialisti.
Per i medici, le alte temperature registrate in questo periodo, associate ad un’elevata umidità, hanno creato le condizioni ideali per l’aumento dei casi di encefalite acuta, che si manifesta con sintomi di febbre alta, vomito, nausea e perdita di coscienza. Ed è soprattutto durante la stagione della raccolta di litchi che si verificano il numero maggiore di morti tra i bambini di Muzaffarpurel. La combinazione tra un basso livello di zucchero nel sangue e le tossine presenti nel litchi possono causare l’ipoglicemia, che può essere fatale in soggetti con una dieta povera o denutriti. “Colpisce soprattutto i bambini che vanno a dormire a stomaco vuoto e mangiano i litchi caduti per terra”, ha affermato il primo ministro. “Negli ultimi due anni c’è stato un calo nel numero di casi – ha puntualizzato Kumar – ma questa volta la malattia ha colpito ancora. La campagna di sensibilizzazione non è stata fatta correttamente". Dal 2010, sono quasi 400 i bambini morti nel distretto di Muzaffarpur per sospetta Aes. Nel solo 2014, le vittime sono state 150.
La relazione tra la sindrome da encefalite acuta, conosciuta in India anche come “Chamki Bukhar”, e il litchi è stata studiata per la prima volta da un gruppo di ricercatori indiani e statunitensi. Il loro lavoro è stato pubblicato nel 2017 della prestigiosa rivista The Lancet Global Health. “Dal 1995, sono stati segnalati focolai stagionali di una malattia neurologica acuta a Muzaffarpur, Bihar, la più grande regione del Paese in cui viene coltivato il litchi”. “Questi focolai ricorrenti – scrivono ancora gli esperti – iniziano a metà maggio e raggiungono il picco a giugno, in coincidenza con la stagione di raccolta dei litchi”. Ad essere particolarmente colpiti – sottolinea lo studio – sono proprio i bambini, in particolare quelli poveri delle zone rurali di Muzaffarpur. “Per questa malattia, a cui è associata un’alta mortalità, è stato proposto un ampio spettro di cause – continuano i ricercatori – tra cui l'esposizione ai pesticidi e una potenziale associazione con il consumo di litchi”. Per cercare di ridurre i decessi, gli studiosi raccomandano di contenere il consumo del frutto e garantire l’apporto di nutrienti necessari a contrastare il rapito abbassamento di zucchero nel sangue.
L'India e la Cina rappresentano il 91% della produzione mondiale di litchi. Secondo i dati della Fao, solo in India, ogni anno quasi mezzo milione le tonnellate di frutto vengono colte dagli alberi. Nello Stato di Bihar, dove si registra la maggior produzione (74%), il litchi rappresenta una delle principali forme di sostentamento per milioni di persone, impiegate nelle aziende agricole e nei campi di loro proprietà. Un frutto ricco di proprietà benefiche, come gli antiossidanti contenuti nella sua polpa, ma che contiene anche la metilenciclopropilglicina, una tossina che potrebbe essere la responsabile della morte di decine di bambini indiani.