India: è arrivata la sentenza della Corte Suprema. Gli omosessuali non sono più fuorilegge
Una decisione lungamente attesa dalla folta comunità Lgbt del Paese asiatico ed ora è arrivata: la Corte Suprema indiana ha depenalizzato il reato di omosessualità, cancellando la sezione 377 del Codice penale che da 157 anni puniva come "offese contro natura" questi comportamenti. Una legge che risaliva al 1860 ed era stata introdotta dai britannici nel codice di procedura coloniale. Dopo settimane di discussione, il giudice Dipak Misra, ha definito la norma “irrazionale, indifendibile e manifestamente arbitraria”. “Era diventata un’arma per la persecuzione della comunità Lgbt”, ha aggiunto il magistrato.
Finora essere gay in India poteva costare fino a 10 anni di prigione. Non esistono dati ufficiali, ma in base a una stima fatta dal governo indiano nel 2012 gli omosessuali nel paese sono più di due milioni e mezzo. La decisione arriva dopo anni battaglie per i diritti civili ed è approdata dalla Corte Suprema dopo la richiesta di alcuni cittadini e deputati che, attraverso i loro avvocati, avevano sottoscritto una petizione per l’abolizione definitiva dell’articolo di legge. C’è da dire che un'analoga decisione della Alta Corte di Delhi, del 2009, era stata poi cancellata nel 2013 dalla stessa Corte Suprema, per poi tornare in agenda nel 2017.
L’India diventa così il 124esimo paese al mondo dove i rapporti omosessuali non sono o non sono più considerati reati penali, secondo l’’Associazione internazionale delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e intersessualità’. In Asia l’omosessualità continua ad essere un reato in Bangladesh, Myanmar, Indonesia e Malesia. In 11 Paesi l’omosessualità è punibile con la pena di morte: Arabia Saudita, Pakistan, Afghanistan, Emirati Arabi, Somali, Sudan, Iran, Nigeria, Mauritania e Yemen.