India, bambina di 10 anni disegna il suo stupro: condannato lo zio
È bastato un disegno per inchiodare definitivamente l’esecutore dello stupro. I giudici di un tribunale di Nuova Delhi, capitale dell’India, hanno usato il disegno prodotto dalla vittima di abusi sessuali per riuscire a condannare definitivamente lo zio di una bambina di 10 anni. L’uomo era il principale indiziato del processo ma i dettagli della vicenda e le peculiarità del sistema legale indiano avevano reso difficile provare inconfutabilmente che l’uomo fosse il responsabile delle violenze subita due anni prima dalla nipotina.
Una prova creata per ingannare il tempo
All’epoca dei fatti, la bambina viveva nella casa della zia a Delhi, a oltre 1300 chilometri dalla sua città di origine, Calcutta, India orientale. Dopo la morte della madre, il padre alcolizzato avrebbe rifiutato di provvedere alla sua custodia e sarebbe perciò stata affidata agli zii. Secondo l’accusa, lo zio, Akhtar Ahmed, aveva abusato di lei più volte prima che scappasse di casa nel novembre 2014 e denunciasse quanto accaduto dopo essere stata ritrovata a bordo di un autobus.
L’uomo era stato arrestato a giugno del 2016 ma la difesa era riuscita a far prevalere la tesi secondo cui la bambina fosse stata indotta ad accusarlo di stupro e che non fosse, pertanto, “un testimone affidabile”. La prova schiacciante è arrivata, poi, in maniera del tutto inaspettata. Durante le udienze, i funzionari del tribunale avevano dato alla bambina dei pastelli colorati e dei fogli di carta per non farla annoiare ma senza farle alcuna richiesta specifica e, quando Vinod Yadav, il giudice assegnato al caso, ha visto i disegni prodotti dalla bambina, non c’è stato più alcun dubbio: su quei fogli era chiaramente ritratto il calvario della vittima.
Il disegno rivelatorio
Tra i disegni eseguiti dalla vittima, ce n’era uno dai colori e dall’atmosfera cupi contenente una casa abbandonata, una ragazza con dei palloncini in mano e un vestito disteso al suo fianco. Secondo la corte, ciò, unitamente agli elementi raccolti nel corso de procedimento e considerate le circostanze, ciò sarebbe bastato a provare le sofferenze subite dalla piccola e a dedurre, al di là di ogni ragionevole dubbio, che il responsabile degli abusi fosse proprio lo zio.
Quei tratti impressi sul foglio dimostrerebbero, infatti, che qualcuno, tra le mura di casa, avrebbe denudato la bambina e avrebbe fatto qualcosa tale da lasciarle un trauma. Poiché nell’abuso non c’è stata penetrazione, lo zio è stato condannato a cinque anni di carcere, al pagamento di una multa di 10mila rupie e al versamento di 300mila rupie su un conto che sarà utilizzato per il benessere e la riabilitazione della bambina.
“La battaglia legale è finita: la ragazza vive in un istituto per l’infanzia e sta frequentando regolarmente la scuola – ha dichiarato l’avvocato e attivista per i diritti civili Chandra Suman Kumar – sta procedendo molto bene negli studi e siamo fiduciosi sul fatto che la compensazione ricevuta possa aiutarla a costruire un futuro radioso per se stessa”.