Sono arrivati a bordo di motociclette i predoni armati che, tra sabato pomeriggio e domenica, hanno compiuto una strage in cinque villaggi dello Stato di Sokoto, nel nord-ovest della Nigeria. Oltre 50 le persone uccise, molte altre quelle rimaste ferite. “I banditi hanno preso d’assalto il villaggio di Sapiru alle 17 di sabato, racconta Abdullahi Maiwada, un testimone dell'attacco. "Sono entrati in città a bordo di almeno 50 moto sparando indiscriminatamente – prosegue – diciotto persone sono state uccise all'istante, mentre sette sono morte subito dopo”. Il resto dei sopravvissuti lotta tra la vita e la morte negli ospedali di Sokoto, capoluogo omonimo dello Stato nigeriano.
Nel distretto di Rabah, i villaggi di Kalfu, Tsage, Rakonni e Geeri sono stati presi d’assalto dai banditi. “Sono 25 le persone uccise in questi attacchi”, ha detto un residente di Tsage al quotidiano nigeriano Punch. Sono numerosi i feriti, tanto che il bilancio dei morti nel massacro durato fino a domenica è destinato a salire. Dopo la strage, i banditi hanno fatto razzia di bestiame e di altri beni appartenenti agli abitanti dei villaggi. “Gli aggressori hanno portato via numerosi animali”, ha detto Ibrahim Kaoje, un ufficiale di polizia di Sokoto.
Da tempo ormai, le bande armate di criminali sono una piaga delle comunità rurali nel nord della Nigeria. Assaltano a mano armata i villaggi, rubano il bestiame, bruciano le case e sequestrano a scopo di riscatto. Solo dall'inizio del 2019, sono almeno 262 le vittime del banditismo negli stati nord-occidentali della Nigeria. Di fronte alla mancanza di sicurezza, gli abitanti hanno cominciato ad armarsi per difendersi, alimentando la spirale di violenza. E non mancano le accuse di uccisioni extra giudiziarie di sospetti banditi: una giustizia sommaria che ha provocato le critiche di diverse organizzazioni dei diritti umani. In un report diffuso lunedì, Human Rights Watch ha avvertito “dell’aumento drammatico del banditismo, del rapimento e degli omicidi" negli stati nord-occidentali di Kaduna, Katsina e Zamfara, quest’ultimo proprio al confine con Sokoto. “Le forze di sicurezza non sono riuscite a rispondere in modo efficace alle minacce alla vita e alla sicurezza dei nigeriani”, afferma Human Rights Watch.
Sadiq Abubakar, portavoce della polizia di Sokoto, ha confermato gli attacchi, senza tuttavia precisare il numero delle vittime. Abubakar, inoltre, ha dichiarato che sono stati arrestati quattro dei presunti autori della strage. “Quattro sospetti sono stati arrestati in relazione agli attacchi del fine settimana. Sono sotto la nostra custodia e le loro testimonianze saranno molto utili nelle nostre indagini”. Tra i fermati ci sarebbe anche una donna che è accusata di essere un’informatrice della banda di predoni.
Aminu Waziri Tambuwal, il governatore di Sokoto ha condannato gli attacchi e ha incaricato di prendersi cura degli sfollati che, dopo la strage, hanno abbandonato le loro case e ora si trovano in un campo profughi. "Esorto le agenzie di sicurezza a raddoppiare gli sforzi per contenere qeusta minaccia”, è l’auspicio del governatore. Anche il Capo di Stato nigeriano, Muhammadu Buhari, ha deplorato le uccisioni. “Il presidente Buhari – afferma il suo portavoce – condanna fermamente tutti gli atti di violenza e terrorismo contro degli innocenti”. In Nigeria quest’anno si svolgeranno le elezioni presidenziali e l’attacco di sabato ha suscitato le critiche verso Buhari, considerato incapace di garantire la sicurezza dei nigeriani. Il governo ha schierato circa mille soldati nelle aree del Paese minacciate dai predoni, senza tuttavia riuscire ad ottenere grandi risultati.
Dopo la carneficina del fine settimana, Josephine Habba, la presidente della rete d’azione dell'Africa occidentale sulle armi di piccolo calibro, (WAANSA-Nigeria), ha dichiarato che sono oltre 3.600 le persone uccise in sei stati in poco più di due anni. “Lo scarso controllo delle armi in Nigeria non può essere sottovalutato. Tra gennaio 2016 e ottobre 2018, 3.641 persone sono state uccise negli stati di Benue, Taraba, Plateau, Nasarawa, Kaduna e Zamfara a causa di violenti scontri tra pastori e membri delle comunità agricole”. Nel 2018 si sono registrate più della metà della morti. “Questi scontri derivano dalla lotta per controllare risorse come acqua, terra e pascoli. Il governo nigeriano ha la responsabilità di proteggere vite e proprietà. Dove questo non avviene – ha aggiunto Habba – si assiste all'incremento della domanda, e della fornitura, di armi leggere e di piccolo calibro”.
A causa dell’aumento della violenza, sono decine di migliaia le persone che decidono di scappare. “Solo nello Stato di Benue – prosegue la responsabile della rete contro la diffusione di armi leggere in Nigeria – 483.692 persone sono state sfollate, oltre la metà sono bambini; il 22,59 per cento donne”. Le bande di predoni, e gli scontri continui tra pastori di bestiame ed agricoltori, non sono le uniche sfide alla sicurezza della Nigeria. Il Paese africano, infatti, è da anni alle prese con il terrorismo jihadista di Boko Haram che, nelle regioni nord-orientali, continua ad imperversare uccidendo centinaia di innocenti e costringendo altre migliaia di persone alla fuga.