Incubo lockdown a Shanghai, mancano cibo e acqua: “Ci restano solo riso, cracker e caffè”
Incubo lockdown per il momento senza fine a Shanghai, dove dallo scorso 28 marzo è in vigore un pesante blocco a causa dell'impennata dei contagi Covid dovuti alla circolazione della variante Omicron. Nella città cinese da 26 milioni di abitanti, come nel resto del Paese, si continua a perseguire la strategia zero-Covid a dispetto dei timori sugli oneri sociali ed economici, ma la popolazione è sempre più stremata dal confinamento e arrabbiata, mentre cominciano a scarseggiare cibo e acqua. Tante le testimonianze e le richieste di aiuto che sono arrivate sui media internazionali.
Tra queste, quella di Steven Jiang, capo dell'ufficio di Pechino per la CNN International, che ha raccontato di essere preoccupato per suo padre 73enne, che si trova proprio a Shanghai: "Mi ha mandato un messaggio per dirmi che il cibo sarà esaurito tra pochi giorni se non ci saranno presto aiuti governativi. Mangia ancora del riso e dei cracker, e ha del caffè in abbondanza, ma nient'altro. Ora, con le misure di blocco che stanno diventando sempre più draconiane, un argomento una volta quasi impensabile ha colpito i residenti della città: le persone che soffrono la fame in uno dei più grandi hub commerciali del mondo nel 2022″, ha scritto Jiang in una analisi pubblicata dall'emittente a stelle e strisce, aggiungendo: "Molti si riforniscono di cibo con i delivery e fanno la spesa online, ma il Governo ha dimenticato le persone più anziane e che hanno difficoltà con la tecnologia, con problemi di accesso alla app e prezzi che sono saliti alle stelle. Con l'aumento della frustrazione e dell'ansia, la mia speranza è diminuita insieme alle scorte di mio padre".
Intanto, la situazione epidemiologica resta difficile. Finora sono stati registrati a Shanghai 7 morti per Covid, tutti di età compresa tra i 60 e 101 anni e già affetti da patologie croniche. Seppur in calo rispetto ai giorni scorsi, oggi sono stati segnalati altri 3.084 casi e 17.332 asintomatici. Ma molti mettono in dubbio questi numeri, anche e soprattutto considerando il basso tasso di vaccinazione della popolazione cinese: domenica, 17 aprile, i funzionari di Shanghai hanno riferito che meno dei due terzi dei residenti sopra i 60 anni aveva ricevuto due dosi anti-Covid e che meno del 40% aveva ricevuto un booster. Ma Pechino insiste affermando che la politica zero-Covid con rigidi blocchi qualsiasi comunità residenziale con un singolo nuovo caso positivo deve essere chiusa per ulteriori 14 giorni), test di massa e lunghe quarantene che negli ultimi due anni ha evitato vittime e crisi di salute pubblica serie, resti la soluzione migliore all'emergenza.