Incinta e con dolori ignorata 3 volte in ospedale, 18enne muore in Usa: “Medici hanno paura dell’aborto”
"Perché non hanno fatto nulla per aiutarla invece di aspettare un'altra ecografia per confermare che la bambina fosse morta?" È la domanda che si fa continuamente la mamma di Nevaeh Crain, un 18enne morta in Texas dopo essere stata rifiutata da ben due ospedali nonostante fosse incinta e lamentasse dolori addominali. La tragedia, avvenuta un anno fa, ora è al centro di una discussone pubblica in Usa sui comportamenti assunti dai medici in Texas, di fronte a donne incinte e in difficoltà, per evitare grane giudiziarie dovute al divieto di aborto.
La legge sul divieto di aborto in Texas infatti minaccia di portare in tribunale ogni intervento medico che interrompa il battito cardiaco di un feto, indipendentemente dal fatto che la gravidanza sia voluta o meno. Per la legge l’aborto può avvenire sono in caso di rischio di morte per la madre. Questo ha spinto moltissimi ospedali a ritardare ogni tipo di operazioni di questo tipo ma con risultati a volte tragici. Questo è stato il caso di Nevaeh Crain.
Secondo una inchiesta di ProPublica, un'organizzazione no profit, la giovane aveva febbre e vomiti il giorno del suo baby shower ed era andata in due diversi pronto soccorso nel giro di 12 ore, tornando a casa ogni volta peggio di prima. Il primo ospedale le aveva diagnosticato solo un mal di gola senza indagare sui suoi forti crampi addominali. Nel secondo è risultata positiva al test per la sepsi, infezione pericolosa per la vita, ma i dottori le hanno detto che il suo feto di sei mesi aveva battito cardiaco e che Crain poteva curarsi a casa.
Persino alla terza visita in ospedale, quando la 18enne piangeva dal dolore, era troppo debole per camminare e il sangue le macchiava le cosce, un medico ha insistito per fare due ecografie per "confermare la morte del feto" prima di intervenire. Solo due ore dopo il suo arrivo è stata ricoverata in terapia intensiva dove è morta poche ore dopo.
ProPublica ha esaminato il caso con nove dottori esperti in ginecologia e ostetricia e in medicina d'urgenza e tutti sono concordi nel ritenere molto tardivo l’intervento dei medici a cui la ragazza si era rivolta. In particolare tutti hanno detto che il medico del secondo ospedale non avrebbe mai dovuto mandare a casa Crain e quando è tornata per la seconda volta nello stessa struttura, non c'era alcuna ragione medica per farle aspettare due ecografie prima di prendere misure decisive per salvarla.
"Le donne incinte sono diventate sostanzialmente intoccabili", ha affermato Sara Rosenbaum, professoressa emerita di diritto e politica sanitaria presso la George Washington University. Secondo molti esperti, negli Stati in cui l'aborto è vietato, le pazienti incinte vengono a volte rimbalzate da un ospedale all'altro come "patate bollenti", perché gli operatori sanitari sono riluttanti a partecipare a un trattamento che potrebbe attirare su di loro l’attenzione di un giudice o ancora di più della politica.