Incinta a 14 anni dopo uno stupro, muore durante il parto: “Il suo corpo non era pronto”
In Paraguay, un’adolescente di 14 anni, rimasta incinta dopo aver subito uno stupro, è morta la scorsa settimana durante il parto. Era ricoverata da venti giorni nell'ospedale nazionale di Itaguà, una città poco distante dalla capitale Asunción. I medici hanno cercato prima di far nascere il bambino con un parto naturale ma, viste le complicazioni respiratorie della giovane, hanno effettuato un taglio cesareo quando ormai era troppo tardi. Il neonato è sopravvissuto e adesso si trova in prognosi riservata attaccato ad un respiratore. Secondo Hernán Martínez, il direttore dell’ospedale, la ragazzina era stata ricoverata in ospedale perché la sua gravidanza era ad alto rischio proprio a causa della sua età. “È successo tutto molto velocemente. Abbiamo tentato una rianimazione in terapia intensiva – ha aggiunto il medico – ma non siamo riusciti a salvarla. Il suo corpo non era pronto per una gravidanza”.
Per i familiari dell’adolescente si tratterebbe di un caso di malasanità ed è stata aperta un’indagine sulla procedura seguita dall'ospedale. Secondo quanto dichiarato da Ricardo González Borgne, capo della Segreteria Nazionale dell’Infanzia e Adolescenza, la polizia ha arrestato César Esteban López Ojeda, l’uomo di 37 anni accusato di aver violentato la ragazzina. Ma la morte della giovanissima mamma riapre il dibattito sull'aborto in Paraguay. Nel Paese sudamericano, infatti, il diritto all'interruzione della gravidanza è praticamente inesistente. E’ ammesso solo nel caso di gravi rischi per la salute della madre però non è possibile in tutte le altre circostanze, anche se la gravidanza è il risultato di uno stupro o di un incesto e neppure in presenza di gravi malformazioni del feto.
Non è la prima volta che il Paraguay si trova al centro dell’attenzione internazionale a causa della sua rigida legislazione in materia di diritto all'aborto. Nel 2015, una bambina di 10 anni rimase incinta dopo essere stata violentata dal suo patrigno. La madre chiese il permesso per interrompere la gravidanza ma le autorità negarono la sua richiesta e, anzi, la arrestarono con l’accusa di non aver protetto la figlia. Secondo Antonio Barros, fino a pochi mesi fa ministro della salute paraguaiano, la vita della bambina non correva pericolo e quindi poteva partorire. Una decisione contestata duramente dagli attivisti che si battono per il riconoscimento del diritto all'aborto per le minorenni vittime di stupro. Human Right Watch, a proposito della morte dell’adolescente paraguaiana, sottolinea come il divieto all'interruzione di gravidanza per le vittime di uno stupro sia equiparabile ad una tortura.
Nel Paese sudamericano, solo la scorsa settimana sono state violentate tre bambine, la più giovane di soli 6 anni. Anche in questo caso, due delle vittime sono rimaste incinte. “Nel 70% dei casi, l'abuso avviene nell'ambiente familiare, un patrigno, uno zio, un fratellastro, un nonno, ecc. È una delle caratteristiche più preoccupanti – ha sottolineato il responsabile della Segreteria Nazionale dell’Infanzia e Adolescenza – è una questione culturale legata all'educazione e al rafforzamento dei diritti dei minori”. Ogni giorno in Paraguay quattro bambine subiscono abusi sessuali. “Siamo un paese che non ha un’educazione sessuale basata sulla scienza. Le autorità approfittano della maggioranza cattolica del paese per promuovere leggi basate su convinzioni religiose, non scientifiche”, ha dichiarato Rosalía Vega, direttrice della sezione paraguaiana di Amnesty International.
Gli ultimi dati del ministero della Salute rivelano che in Paraguay ogni giorno due minori di 15 anni partoriscono un bambino. Il Paese sudamericano è il secondo in tutta la regione in termini di gravidanze precoci; un fenomeno che riguarda tutto il Sud America dove quasi due milioni di adolescenti diventano madri prima di aver compiuto la maggiore età. “La gravidanza e la maternità nell'adolescenza – riconosce lo stesso ministero della salute paraguaiano – sono nella stragrande maggioranza dei casi un problema di disuguaglianza sociale e rappresentano un ostacolo al diritto all'istruzione e ad un sano sviluppo delle bambine”.
Il Comitato dell'America Latina e dei Caraibi per la difesa dei diritti delle donne (Cladem) ha chiesto in diverse occasioni al Paraguay di permettere l’interruzione di gravidanza per le ragazze sotto i 14 anni ma finora tutti gli appelli sono caduti nel vuoto. Secondo Dina Cabañas, dell'organizzazione Cattoliche per il diritto a decidere (Cdd), in Paraguay la relazione tra “gruppi religiosi estremisti” e forze politiche conservatrici impedisce la riforma della legislazione sull'aborto. La giovane mamma di 14 anni non ha interrotto la gravidanza frutto di uno stupro ma anche se avesse voluto farlo, secondo la rigida legislazione paraguaiana, non avrebbe avuto nessuna voce in capitolo.