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Incinta a 11 anni dopo una violenza sessuale, la giudice le nega l’aborto: “Devo proteggere il feto”

A una bambina di 11 anni, vittima di stupro, è stato impedito di abortire dai medici e dalla giudice che ha provato a convincerla a portare avanti la gravidanza. La vicenda ha scosso il Brasile e posto nuovamente l’accento sul tema dell’interruzione di gravidanza.
A cura di Chiara Ammendola
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Immagine di repertorio
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La notizia dell'aborto negato a una bambina di 11 anni in Brasile ha posto nuovamente l'accento sul tema dell'interruzione di gravidanza, dopo il voto della Corte Suprema negli Stati Uniti. La vicenda è stata denunciata da The Intercept Brasil che ha raccontato il calvario vissuto dalla bambina che, lo scorso anno, a soli 10 anni, è rimasta incinta dopo essere sopravvissuta a uno stupro. Dopo aver maturato la decisione di interrompere la gravidanza si è trovata dinanzi al rifiuto dei medici che hanno detto no a un aborto alla 22esima settimana.

A questo punto la famiglia della bambina si è rivolta a un tribunale incontrando sul proprio cammino la giudice dello Stato di Santa Catarina, Joana Ribeiro Zimmer, che non solo ha impedito l'aborto ma ha anche messo in atto un'opera di dissuasione nei confronti della bambina invitandola a "resistere ancora un po'" per salvare il bambino e suggerendole anche di scegliere un nome. Le parole della giudice sono state registrate così come l'udienza durante la quale, lo scorso 9 maggio, le ha pronunciate. La famiglia si è così rivolta a un avvocato che potesse rappresentarli nel ricorso che hanno poi fatto per la decisione del tribunale. È stata la legale a spiegare che la bambina si è accorta della gravidanza proprio intorno alle 22esima settimana e che per questo motivo all'ospedale di Florianopolis dove si è recata per praticare l'aborto i medici le hanno risposto di non poterlo fare perché era stata superata la ventesima settimana. 

E mentre alcuni attivisti anti-abortisti affermano che il ministero della Salute non consente l'interruzione oltre la ventesima settimana, l'avvocato della famiglia e altri suoi colleghi hanno sottolineato con fermezza che la legge non impone alcun limite. Di fatto l'aborto in Brasile è vietato tranne che in caso di violenza sessuale, in caso di pericolo di vita per la madre e nei casi di anencefalia, ed in questi casi non ci sarebbero ostacoli per chi sceglie di ricorrervi. In queste settimane sono tante le associazioni e le organizzazioni umanitarie che si sono occupate di questo caso chiedendo non solo un'indagine sulla giudice Zimmer ma anche che fosse permesso alla bambina di interrompere la gravidanza.

Stando a quanto riportato dal Washington Post i medici dell'ospedale Polydoro Ernani de São Thiago lo scorso mercoledì avrebbero praticato l'interruzione di gravidanza della bambina, giunta ormai alla 29esima settimana, in seguito a una richiesta formale presentata a nome della famiglia. La notizia sarebbe stata confermata in una nota dai pubblici ministeri federali dello stato di Santa Catarina. Sulla vicenda si è espresso anche il presidente Jair Bolsonaro: “Noi non siamo in alcun modo conniventi con un crimine barbaro come lo stupro né siamo interessati alla sofferenza di un bambino di 11 anni – ha twittato il presidente – ma non vogliamo che si disprezzi una delle vittime di questa storia che è un bambino di 7 mesi”.

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