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Inchiesta su passaporti diplomatici, blitz da polizia israeliana al ministero: indagini su figlio di Netanyahu

La polizia israeliana ha effettuato un blitz nel ministero degli Esteri di Gerusalemme nell’ambito dell’inchiesta per il rilascio di passaporti diplomatici a persone senza i requisiti richiesti. Tra i nomi figura anche quello di Yair Netanyahu, figlio del premier israeliano che vive negli Stati Uniti.
A cura di Gabriella Mazzeo
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La polizia israeliana ha effettuato un blitz nell'ufficio del ministero degli Esteri a Gerusalemme nell'ambito dell'indagine sul rilascio di passaporti diplomatici a persone non aventi diritto. Secondo Haaretz, nel mirino della polizia vi sarebbe anche il figlio del premier Benjamin Netanyahy, Yair. Il blitz è avvenuto settimane dopo l'inizio dell'indagine con agenti sotto copertura infiltrati tra i funzionari del ministero degli Esteri israeliano. Tra i passaporti diplomatici sotto inchiesta, ci sarebbe anche quello di Yair Netanyahu che non soddisferebbe i criteri previsti per il rilascio.

Già a dicembre, Haaretz aveva rivelato che l'ex ministro degli Esteri Eli Cohen aveva ordinato l'emissione di passaporti diplomatici a potenti membri del suo partito Likud per ingraziarsi alcuni esponenti per una futura elezione alla Knesset, il parlamento israeliano. L'allora ministro aveva scavalcato i funzionari del ministero che non avevano validato la concessione dei passaporti perché i soggetti ai quali erano stati rilasciati, non soddisfacevano i requisiti richiesti.

I criteri di eleggibilità sono stringenti e chi non vi rientra può ricorrere a un esame da parte di una commissione che può decidere di concedere il documento per motivi di sicurezza nazionale o diplomatici. Una circostanza che però non si è verificata e nel mese di maggio, il ministero, sottoposto a pressioni, ha pubblicato i primi nomi di coloro che hanno ottenuto il passaporto. Meno del 3% delle persone che avevano fatto richiesta: tra questi c'era anche il figlio di Netanyahu.

Yair Netanyahu si trova in questo momento in Florida, lontano dal Paese, nonostante i bombardamenti su Gaza attualmente in corso. Sono state tantissime le polemiche legate a questo viaggio del figlio del leader israeliano che sembra molto "lontano" dalla guerra in corso a Gaza. Non era sfuggita all'opinione pubblica neppure la mancata visita a Donald Trump da parte di Benjamin Netanyahu. L'incontro si è svolto il giorno dopo rispetto a quello inizialmente previsto proprio a Miami, dove abita il figlio di Yair.

La coincidenza non era sfuggita neppure ai media, ma era stata giustificata dalla possibilità di rispettare lo shabbat (sabato, il giorno di riposo nella cultura ebraica) e quindi di rinviare il rientro in patria a domenica. Yair è stato più volte al centro delle polemiche: sui social si è fatto notare per l'aggressività usata nei confronti dei rivali del padre, da Soros a Rabin, oltre che per la sua vicinanza a figure come Salvini e Orbàn.

Sempre per volere del padre, Yair si è trasferito negli Stati Uniti. A far infuriare maggiormente il popolo, però, gli stratagemmi usati dal figlio del premier per evitare di prendere le armi. Compiuti i 18 anni, infatti, Yair aveva scelto la carriera come portavoce della difesa e avrebbe dovuto rispondere alla chiamata del Paese che per legge prevede che possano essere richiamati nell'esercito gli israeliani fino ai 40 anni in caso di emergenza.

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