Incendio al deposito di petrolio russo a Belgorod, Mosca: “Colpito da due elicotteri ucraini”
Un deposito russo di petrolio è andato in fiamme nelle ultime ore. Si tratta del sito nella regione di Belgorod, non molto distante dal confine ucraino. Secondo Mosca, a colpirlo sarebbero stati due elicotteri delle forze di Kiev, entrati nello spazio aereo russo a bassa quota. Ne è convinto il governatore dell'Oblast di Belgorod, Vyacheslav Gladkov, che spiega alla Tass che non ci sono vittime, ma almeno due feriti.
I serbatoi di petrolio incendiati nel presunto attacco sarebbero almeno otto, secondo quanto scrive l'agenzia di stampa russa, citando fonti locali. Intanto sul posto sono intervenuti almeno 170 vigili del fuoco, aiutati da 50 mezzi per spegnere il rogo. Lo riferisce il ministero russo per le emergenze, che parla di un incendio di notevoli dimensioni. Dalle immagini che le agenzie internazionali sono riuscite a catturare si vedono in effetti fiamme imponenti, ma non è assolutamente confermato che la responsabilità dell'accaduto sia ucraina. Gli abitanti delle case vicine al deposito sono stati tutti sgomberati rapidamente, per evitare decessi soprattutto per soffocamento, viste le alte colonne di fumo che si levano dal sito.
Anche lo staff del sito è stato evacuato, secondo Rosneft, la società che gestisce la struttura. L'azienda, poi, conferma che non si registrano vittime. La notizia dell'incendio, comunque, preoccupa l'Europa, che teme ulteriori danni a depositi di petrolio. La Russia, infatti, è un importante esportatore e, fino a quando non si riuscirà a rendersi del tutto indipendenti trovando altre fonti di approvvigionamento e volgendosi all'energia rinnovabile, si tratta di un fattore da tenere in considerazione. Se Mosca tagliasse del tutto le forniture gli effetti sull'economia europea potrebbero essere molto preoccupanti.
Attualmente il Brent, il principale indice internazionale del petrolio, è quotato a 103,95 dollari al barile. Un prezzo alto che tuttavia recentemente è arrivato a livelli ancora più elevati e può crescere ancora. Per questo l'Unione continua a monitorarlo mentre cerca strategie energetiche alternative.