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In una caverna, tra il bestiame, o nelle tombe di un cimitero: dove vivono i bimbi siriani

Dentro una caverna destinata al bestiame o tra le tombe di un cimitero, sono i rifugi improvvisati dei bambini siriani sfollati nelle province di Idlib e Aleppo. Secondo Unicef, oltre 500mila minori sono in fuga dalle violenze nella Siria nord-occidentale. In migliaia sono costretti a dormire all’aria aperta. Anche oggi cinque civili hanno perso la vita in un raid aereo. Il presidente turco Erdogan avverte: “Imminente nostro intervento armato su Idlib”.
A cura di Mirko Bellis
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Otto famiglie vivono sottoterra per sfuggire alle bombe nel nord-ovest della Siria (Yahya Nemah)
Otto famiglie vivono sottoterra per sfuggire alle bombe nel nord-ovest della Siria (Yahya Nemah)

Una caverna destinata al bestiame. È l’ultimo, miserabile, rifugio di almeno 8 famiglie in fuga dalla violenza nella provincia di Aleppo, nella Siria nord-occidentale. Circa 22 persone, di cui molti bambini, vivono da giorni sottoterra, senza alcun tipo di riscaldamento. Nel pavimento alcuni tappeti sono il magro giaciglio per non dormire al contatto con il freddo terreno dell’angusta grotta. L’antro si trova vicino al villaggio di Taltouna, a 17 chilometri da Idlib, il capoluogo dell’omonima provincia da settimane sotto attacco dell’esercito governativo e dell’aviazione russa.

Un bambino siriano sfollato tra le tombe del cimitero di Sarmada, a pochi chilometri dal confine con la Turchia (Gettyimages)
Un bambino siriano sfollato tra le tombe del cimitero di Sarmada, a pochi chilometri dal confine con la Turchia (Gettyimages)

Bambini e ragazzi si aggirano tra le tombe del cimitero di Sarmada, a pochi chilometri dal confine con la Turchia. I più piccoli dormono all’interno della sala di preghiera del campo santo, diventato l’improvvisato riparo per decine di famiglie siriane sfollate a causa dei combattimenti. Sono solo le ultime istantanee della terribile condizione di circa 900mila sfollati nel nord-ovest della Siria. I campi profughi, come quello di Atmeh, sono un “mare di tende” come lo ha definito Mark Cutts, il vice coordinatore umanitario delle Nazioni Unite per la crisi siriana.

Tra chi sta cercando un rifugio per sé e i propri cari la disperazione ha raggiunto livelli tali che c’è chi è disposto a vendere un proprio organo pur di ottenere i soldi necessari per una tenda. “Un uomo a Idlib – scrive su Twitter Mahmoud Mosa, un attivista siriano – offre il proprio rene per comprare una tenda per la sua famiglia dopo 37 giorni di sfollamento”.

Unicef: “Oltre 500mila bambini sfollati nel nord-ovest della Siria”

“Abbiamo camminato per tre giorni e ora viviamo in una tenda. Tutte le nostre cose sono zuppe di pioggia e fango”, ha raccontato Nadia, una madre recentemente sfollata da Saraqib, cittadina nei pressi di Idlib recentemente riconquistata dall’esercito governativo. “Ho un bambino molto malato che ha bisogno urgente di essere operato – il dramma della donna che adesso vive in un campo per sfollati vicino Aleppo – ma non posso permettermelo. Se mio figlio muore, non potrò far altro che seppellirlo”.

“Dal 1° dicembre 2019 a oggi – denuncia Unicef – oltre 500.000 bambini sono stati sfollati nel Nord-ovest della Siria: decine di migliaia di famiglie vivono in tende, senza servizi di base, esposti a freddo e pioggia”. Dall'inizio del 2020, inoltre, 77 bambini sono stati uccisi o feriti (limitatamente ai dati verificati) a causa dell’escalation di violenze nell'area. “La situazione nel nord-ovest del paese è insostenibile, persino per i tristi standard della Siria”, ha dichiarato Henrietta Fore, direttore esecutivo dell'Unicef. “I bambini e le famiglie sono bloccati tra violenza, freddo intenso, mancanza di cibo e condizioni di vita disperate. Un simile disprezzo per la sicurezza e il benessere dei bambini e delle famiglie supera ogni limite e non deve continuare”. “Il massacro nella Siria nord-occidentale ha un impatto terribile sui bambini – prosegue Henrietta Fore – è ora di posare le armi e porre fine alle violenze, una volta e per tutte. Le parti in conflitto devono proteggere i bambini e le infrastrutture da cui essi dipendono, dare tregua alle famiglie e consentire agli operatori umanitari di rispondere agli immensi bisogni della popolazione, in accordo con i principi del diritto internazionale umanitario”.

“C'è la morte sotto le bombe e c'è un'altra morte nei campi”

“Gli attacchi indiscriminati sulle aree civili – si legge nell’ultimo report della Nazioni Unite sulla Siria – continuano a scacciare le persone dalle loro case e distruggere i servizi vitali, tra cui ospedali, mercati e scuole”. Il freddo, inoltre, ha peggiorato la situazione e sono quasi una decina i bambini morti assiderati. “C'è la morte sotto le bombe e c'è un'altra morte nei campi, non immediata ma ritardata”, racconta un uomo arrivato di recente con la sua famiglia in un campo dove sta lavorando Medici senza frontiere (Msf). “Attacchi aerei combinati a un’offensiva di terra, condotti dalle forze del governo siriano e dai loro alleati russi – ha sottolineato Msf – hanno provocato un'enorme ondata di sfollamenti nell'ultima area controllata dall'opposizione. Dopo gli attacchi alle città e ai campi sfollati a ovest di Aleppo nei giorni scorsi, le strade sono piene di auto e camion con persone in fuga verso aree più sicure sempre più limitate”.

“Le persone sono in una situazione disperata”, ha detto Julien Delozanne, capomissione di Msf per la Siria. “Gli attacchi avvengono in aree che prima erano considerate sicure. Le persone in fuga verso nord sono schiacciate in un territorio sempre più stretto – avverte Delozanne – tra la linea del fronte a est e il confine turco chiuso a ovest. Le condizioni di vita nei campi sfollati sono già dure. Se l'operazione militare continua, un nuovo afflusso di persone peggiorerà ancora la situazione”.

Il presidente turco Erdogan avverte: “Imminente nostro intervento militare a Idlib”

Mentre anche oggi si sono registrate cinque vittime tra i civili in un bombardamento russo su un’area a sud di Idlib, la scorsa settimana, il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha avvertito che l’intervento delle sue truppe nella provincia siriana “è imminente”. Questo mese 15 militari turchi sono morti negli scontri con l’esercito siriano. La riposta di Ankara è stata altrettanto dura e decine di soldati di Damasco sono rimasti uccisi. L’escalation  tra Turchia e Siria rischia di aggravare la già terribile condizione dei civili intrappolati tra i combattimenti. Al fine di evitare ulteriori sofferenza alla popolazione siriana stremata da quasi 9 anni di guerra, il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Gutteres, ha chiesto un immediato cessate-il-fuoco. Michelle Bachelet, Alto commissario Onu per i diritti umani, dopo aver condannato la continua violazione del diritto internazionale, ha invitato il governo siriano e i suoi alleati a consentire corridoi umanitari per consentire il passaggio sicuro dei civili.

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