In Tunisia è in corso un colpo di Stato
Sale la tensione in Tunisia, alle prese con una crisi economica senza precedenti e con un nuovo aumento dei contagi Covid. Il tutto peggiorato da una tensione nel mondo politico, arrivata alle stelle. Il presidente della repubblica Kais Saied ha infatti destituito il 25 luglio, nel giorno della festa della repubblica tunisina, il primo ministro Hichem Mechichi, sospeso i lavori del parlamento per trenta giorni e revocato l'immunità ai deputati. "Non è un colpo di stato, verranno prese misure necessarie per salvare il Paese", ha detto Saied sceso in strada tra la folla per le strade della capitale, annunciando anche che assumerà gli incarichi di governo "con l’aiuto" di un nuovo primo ministro di sua nomina. Saied ha motivato la sospensione con l’articolo 80 della Costituzione, che prevede il ricorso a situazioni del genere in caso di pericolo imminente. "Chi parla di colpo di Stato dovrebbe leggere la Costituzione o tornare al primo anno di scuola elementare, io sono stato paziente e ho sofferto con il popolo tunisino", ha detto alla tv di Stato, aggiungendo che "a chi pensa di ricorrere alle armi e di sparare proiettili, le forze armate risponderanno con i proiettili". In realtà, la mossa del presidente è stata descritta proprio come un colpo di Stato dal governo rimosso e dal primo partito di orientamento islamista moderato Ennahda, rischiando di destabilizzare profondamente gli equilibri già precari nel Paese nordafricano.
I disordini davanti al Parlamento
Non sono neanche mancati gli scontri. Ieri sera, all'annuncio del presidente, centinaia di tunisini contrari al governo hanno festeggiato in strada la sua rimozione. Disordini sono stati segnalati, tra opposte fazioni, anche all’esterno del parlamento, inclusi alcuni feriti. Secondo la radio locale Mosaique Fm, il presidente del Parlamento e leader del partito islamico Ennahda Rached Ghanouchi è rimasto nella sua auto davanti ai cancelli. Questa notte l'esercito gli aveva impedito di entrare, secondo gli ordini di Saied. In tarda mattinata l’esercito è stato schierato anche davanti alle principali sedi politiche, mentre la sede a Tunisi della tv araba Al Jazeera è stata presa d’assalto da reparti della polizia e chiusa; il personale, secondo una nota della stessa tv, è stato costretto a lasciare il lavoro. Poco prima la stessa emittente sulla propria pagina Facebook, basandosi su "fonti tunisine ben informate", aveva scritto che il premier Hichem Mechichi non si trova agli arresti ma a casa sua e che ha intenzione di riunire ugualmente il Consiglio dei ministri.
Cosa è successo in Tunisia
Gli scenari che ora si aprono sono imprevedibili, così come imprevedibile è la situazione politica tunisina. Il paese è alle prese con la sua più grave situazione dal 2011, anno delle cosiddetta "primavera araba". Il partito di governo Ennahda non è riuscito a fronteggiare la crisi economica e la pandemia che ha continuato ad aggravarsi. Finora sono 550mila le persone che sono state contagiate e 18mila sono morte su una popolazione totale di 11,6 milioni di persone. La campagna vaccinale va per altro a rilento, con meno del 10 per cento della popolazione immunizzata, mentre oltre il 90% dei posti letto in terapia intensiva sono occupati, secondo dati del Ministero della salute. Nei giorni scorsi c’erano già state numerose manifestazioni di protesta in piazza, organizzate via Facebook dal "Movimento 25 luglio", durante le quali erano state chieste le dimissioni del governo e vandalizzate le sedi del partito Ennahda, dopo che per mesi la Tunisia ha vissuto una sorta di stallo istituzionale a causa della contrapposizione tra il presidente Saied e il primo ministro Mechichi, per via di un rimpasto governativo già approvato dal parlamento a fine gennaio scorso, ma mai accettato dal capo dello stato. Tensioni che sono poi culminate con l'annuncio di ieri. Gli osservatori avvertono già che la decisione di invocare l'articolo 80 della Costituzione, che consente al presidente di adottare "misure eccezionali in caso di pericolo imminente che minacci le istituzioni della nazione", si traduce di fatto in un potere esecutivo nelle mani dello stesso presidente per un imprecisato periodo di tempo. Inoltre, Saied ha deciso di avocare a sé anche la carica di Procuratore generale della Repubblica, con la facoltà dunque di poter esercitare l’azione penale. Ciò gli consentirebbe di arrestare anche i deputati, visto che è stata tolta loro l'immunità.