In Siria uccisa Hevrin Khalaf, attivista per i diritti delle donne: “Killer pagati dalla Turchia”
Una delle più note attiviste per i diritti delle donne in Siria, Hevrin Khalaf, è stata uccisa nelle scorse ore nel Paese mediorientale in un sanguinoso agguato in cui sono morte altre otto persone. La donna, politica del Rojava e segretario generale del Partito Futuro siriano, da tempo era nel mirino degli integralisti islamici per il suo impegno nella pacificazione fra curdi, cristiano-siriaci e arabi nella regione. Hevrin Khalaf è stata vittima di un vero e proprio attentata sull’autostrada M4, tra Manbij e Qamishlo, mentre si dirigeva verso la città curda di Kobane. La vettura su sui viaggiava, un fuoristrada, è stata fermata da un gruppo di uomini armati e crivellata di colpi. Secondo alcuni testimoni Hevrin Khalaf sarebbe stata fatta scendere dalla vettura e poi finita in strada. In rete circolano diversi video del momento dell’agguato e del vilipendio del suo cadavere anche se non è possibile verificarne con certezza la veridicità.
Ignoti al momento anche gli autori dell'agguato che pare indossassero divise militari ma, secondo le SDF, Le Forze Democratiche Siriane, Hevrin Khalaf sarebbe stata uccisa da milizie integraliste sostenute dalla Turchia. Secondo le stesse fonti, insieme alla donna uccisi anche diversi uomini delle forze di sicurezza curde e diversi civili. In quelle ore infatti il tratto di strada era sotto il controllo del gruppo jihadista Ahrar al-Sharqiya, una delle tante formazioni armata della Guerra in Siria, composta da ex appartenenti ad Al Qaeda (al Nusra) e alleata della Turchia e responsabile di altre esecuzioni sommarie. Nei video diffusi online si vedono alcuni uomini accanirsi sul cadavere della donna e insultarla.
"È stata portata fuori dalla sua auto e uccisa durante un attacco sostenuto dalla Turchia ed eseguito da fazioni mercenarie finanziate dalla Turchia sulla strada internazionale tra Qamishlo e Manbij, con lei trucidato anche il suo autista" hanno spiegato dall'Sdf. L'Esercito siriano libero o FSA (anche chiamato esercito nazionale siriano), sostenuto dalla Turchia, ha negato invece ogni coinvolgimento. Secondo i media turchi invece sarebbe stata vittima di un bombardamento aereo, altre fonti ancora indicano come responsabili i jihadisti dell'Isis.